Coronavirus, Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi, attacca: “Disinformazione, contagio pericoloso e letale”

Disinformazione. Questo è il rischio maggiore, più del contagio da Coronavirus. Massimo Tortorella, Presidente del team legale Consulcesi, individua, infatti, nel “coronavirus da salotto tv” il “contagio veramente pericoloso e letale”. Il pensiero espresso dal Presidente Massimo Tortorella è il frutto dell’elevato numero di telefonate – sfogo, giunte nell’ultimo periodo dal pool Consulcesi, autentico punto di riferimento per la tutela di 120000 professionisti, tra operatori sanitari e personale medico. Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi, infatti, sottolinea come medici, infermieri e farmacisti siano chiamati a turni estenuanti in pronto soccorso, in corsia, nelle farmacie o davanti ad un microscopio da laboratorio; chiamati ad operare in prima linea fino a 60/80 ore di attività lavorativa, sono estenuati. Tuttavia, il Presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella, afferma che la stanchezza di medici, infermieri, farmacisti e tecnici di laboratorio sia dovuto non dai turni no – stop, ma “dalle idiozie che i loro «colleghi» virologi, immunologi e altri rinomati luminari sparano – senza il filtro dei media – davanti a telecamere, microfoni e taccuini oppure negli eleganti salotti televisivi insieme a politici a caccia di visibilità o in campagna elettorale”. Massimo Tortorella ammette come molti abbiano modificato le loro opinioni, stemperando i toni dei giorni scorsi ma, continua sempre Tortorella “nel frattempo hanno scatenato il panico, generando pericolose psicosi di massa”. Per arginare questa psicosi da contagio Coronavirus, il team legale Consulcesi ha promosso e sostenuto un “Docufilm formativo e informativo destinato ad operatori sanitari e pazienti, che verrà presentato ai principali Festival cinematografici. A tal proposito, il presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella invita a non “stare davanti ai microfoni o pontificare in convegni o su libri”, ma a rendersi utili, operando sul campo, tra le corsie ospedaliere. Infatti, Massimo Tortorella, presidente del pool legale Consulcesi, fa notare come il tempo usato da alcuni per stare in tv, sui social o nei principali dibattiti abbia un contrappeso, determinato da tutte quelle persone che si stanno prestando con sacrificio e dedizione nella cura di chi ha bisogno. Uomini e donne che lavorano nel silenzio e che “non chiedono visibilità”, ma “vorrebbero solo strumenti adeguati per affrontare un’emergenza sanitaria di una influenza trasformata irresponsabilmente in una epidemia”. Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi, è un fiume in piena e mette in evidenza come le cifre presentino situazioni ben diverse; situazioni in cui i morti sono stati causati dalla compresenza di altre patologie, unite al Coronavirus e dall’evidenza di come il contagio non si trasmetta dalla madre al figlio nel corso della gravidanza. Pertanto, Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi, porta come esempio la sede che il pool legale ha in Svizzera “dove lavorano frontalieri provenienti dalla Lombardia e non c’è stata neppure un’assenza, garantendo tutti i servizi telefonici non da casa come suggeriscono, ma dalle proprie postazioni a completo servizi degli operatori sanitari”. Il presidente del pool legale Consulcesi, poi, invita gli esperti ad individuare soluzioni adeguate per sanare la situazione economica, fortemente provata dall’epidemia del Coronavirus. L’Italia ha bisogno di ripartire, per evitare “un pesante danno di immagine a livello internazionale”, conclude con decisione Massimo Tortorella, presidente del team legale Consulcesi.

Consulcesi, docufilm sul Coronavirus per una corretta formazione ed informazione

Il pool legale Consulcesi e il provider Sanità in – Formazione, sulla scia delle iniziative sostenute dal Ministero della Salute Roberto Speranza, lanciano un docufilm formativo, finalizzato alla diffusione di notizie costruttive sul Coronavirus e ad abbattere il fenomeno della fake news sull’argomento. Si tratta di un lungometraggio della durata di circa 60’ che risponderà a due importanti esigenze: offrire un’esperienza formativa dedicata agli operatori sanitari  e abbattere l’ansia virale, causata dalla diffusione di notizie “ansiogene” sul contagio e sull’epidemia del Coronavirus. Il docufilm si avvarrà della consulenza di esperti nel settore e di un momento di vera fiction, con la presenza di pazienti virtuali da curare. Il docufilm sul Coronavirus, promosso dall’équipe legale Consulcesi, verrà presentato al prossimo Festival di Cannes. La realizzazione del docufilm ha potuto contare sul supporto scientifico degli specialisti che fanno capo alla Società Italiana delle malattie infettive tropicali (SIMIT), con la consulenza scientifica del direttore Massimo Andreoni. Grazie alla collaborazione degli esperti del SIMIT, il lungometraggio sul Coronavirus realizzato da Consulcesi formerà i medici ed il personale sanitario, fornendo consigli su come rispondere all’emergenza sanitaria. Il docufilm di Consulcesi, poi, ha visto il supporto del professor Giorgio Nardone, psicoterapeuta dalla notorietà di carattere internazionale. Grazie alla sua consulenza, il lungometraggio offrirà un approfondimento sugli aspetti psicologici legati all’ansia del contagio. Ansia generata, nella maggior parte dei casi, da notizie di contenuto allarmante, diffuse dai social e, spesso, anche dai media. Massimo Tortorella, presidente del pool Consulcesi, non nasconde la sua soddisfazione: “Per l’alto valore formativo proposto è un progetto che rappresenta un unicum a livello mondiale, dove l’elevata qualità ed il rigore scientifico dei nostri partner istituzionali si combina ad una divulgazione ed una narrazione di forte impatto ed efficacia sociale grazie alla potenza comunicativa del cinema e al coinvolgimento di attori di fama internazionale”. L’obiettivo del team Consulcesi, come dichiara il presidente Massimo Tortorella, “è creare un modello formativo che dall’Italia possa essere esportato al resto del mondo andando a contribuire anche a quel coordinamento internazionale ritenuto necessario anche dall’OMS”. La proiezione del lungometraggio è gratuita e aperta non solo al personale medico, ma anche ai pazienti. La regia del docufilm sul Coronavirus, promosso dal team legale Consulcesi, è affidata a Christian Marazziti, che aveva già curato la produzione di “E – bola” e “Sconnessi”, mentre la sceneggiatura è stata messa in piedi da Manuela Jael Procacaccia, specializzata in film a carattere medico – scientifici. Il docufilm di Consulcesi sul Coronavirus racchiude un’alternanza tra interviste a carattere scientifico, dove a parlare saranno ricercatori e specialisti nel settore, e momenti di pura fiction, propedeutici al racconto dei fatti di cronaca. Il lungometraggio promosso da Consulcesi accenderà l’attenzione su una tematica attuale e delicata, il rapporto medico – paziente, messo a dura prova dai fatti di cronaca sulle continue aggressioni che si consumano tra le corsie dei nosocomi italiani. L’obiettivo è quello di abbattere l’eccessiva ondata di notizie fake sull’argomento ed evitare la psicosi collettiva. Attraverso la presenza di un paziente virtuale, verrà illustrata la modalità di trattamento del malato e della sua storia clinica, con le eventuali decisioni mediche da portare avanti per la cura della patologia del Coronavirus. Il docufilm, realizzato dall’équipe legale Consulcesi, affronta una tematica di interesse collettivo per la formazione permanente dei medici. Per questo motivo, la Commissione Nazionale ECM ha deciso che la frequenza a questa tipologia di corsi permetterà ai partecipanti l’acquisizione di un numero crediti/ora superiore rispetto a quelli previsti per le altre esperienze formative. 

EX SPECIALIZZANDI, CONFERMA IN CASSAZIONE PER CONSULCESI

RIMBORSI ANCHE PER GLI SPECIALISTI ANTE 1982, L’ULTIMA PAROLA ALLA SEZIONI UNITE.

Giudicata valida l’interpretazione ampia sostenuta da Consulcesi della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 24 gennaio 2018: diritto esteso anche a chi si è iscritto alla specializzazione prima del 1982.
Massimo Tortorella (Presidente Consulcesi): «Confermate ancora una volta le nostre tesi, in attesa di soluzioni legislative al contenzioso è importante che i medici facciano valere il loro diritto avviando azioni legali e portando avanti quelle in corso».

Nuova conferma delle tesi del pool legale di Consulcesi riguardo i medici specialisti a cui lo Stato ha negato il corretto trattamento economico tra il ‘78-91 violando le direttive Ue in materia. La Cassazione ha infatti rimesso in discussione il principio temporale della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE) del 24 gennaio 2018 rimborsi ai medici.  Per effetto dell’Ordinanza 821/2020 emessa lo scorso 16 gennaio dalla Sezione Lavoro della Cassazione la questione è stata rinviata al Primo Presidente della Cassazione affinché valuti di rimetterla alle Sezioni Unite

La decisione è scaturita da un ricorso presentato dal network legale Consulcesi in virtù dei due orientamenti creati dalla sentenza della Corte di Giustizia europea del 24 gennaio 2018 (cause riunite C-616/16 e C-617/16): uno più restrittivo che riconosceva il diritto solo in favore degli iscritti nel 1982 e l’altro più ampio favorevole anche chi si era immatricolato prima. «Dopo diverse sentenze restrittive – commenta il Presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella – la sezione lavoro della Cassazione ci dà ragione ed ammette che effettivamente anche l’interpretazione ampia è valida. In buona sostanza anche gli iscritti prima del 1982 hanno diritto al rimborso come da noi sempre sostenuto». 

L’ORDINANZA – Le Sezioni Unite dovranno dunque valutare la portata temporale del principio in virtù del quale è stato confermato – a seguito della sentenza della CGUE del 24 gennaio –  l’obbligo risarcitorio a favore dei medici immatricolatisi a cavallo fra il 1982-1983, e dunque la sua applicabilità o meno nei confronti dei medici che abbiano iniziato il corso prima del 1982. La Cassazione ha osservato che è stata esclusa ogni ulteriore e più favorevole lettura della sentenza della CGUE del 24/1/18 solo perché invece di specificare la data del 31/12/1982 si sarebbe dovuta limitare a stabilire che il risarcimento era dovuto a tutti coloro che all’entrata in vigore della direttiva stavano svolgendo un corso di specializzazione.

IL CONTENZIOSO –  Grazie alle azioni collettive promosse da Consulcesi ad oggi sono stati riconosciuti oltre 500milioni di euro a migliaia di medici che tra il 1978 ed il 2006 si sono specializzati senza ricevere il corretto trattamento economico per la tardiva applicazione da parte dello Stato italiano alle direttive Ue in materia (75/362/CEE, del Consiglio, del 16 giugno 1975, 75/363/CEE del Consiglio, del 16 giugno 1975, e 82/76/CEE del Consiglio, del 26 gennaio 1982). Il caso interessa oltre 110mila professionisti e negli anni, proprio alla luce delle numerose sentenze favorevoli ai ricorrenti e al continuo esborso di fondi pubblici, sono state proposte soluzioni normative mirate ad un accordo transattivo tra le parti. Durante questa Legislatura è stato depositato un Disegno di Legge nel 2018 e nella Manovra finanziaria dello scorso dicembre anche due Subemendamenti, stralciati però al momento del voto, a cui era stata legata la fiducia.  

LA SOLUZIONE – «È opportuno che il Parlamento italiano si riappropri del suo ruolo – commenta il presidente di Consulcesi Massimo Tortorella – e trovi quella soluzione di legge che da anni auspichiamo e che ha sempre trovato un supporto bipartisan non solo in Italia ma anche Bruxelles, dove abbiamo aperto una nuova sede, proprio per rendere ancora più incisiva la nostra azione. Abbiamo aperto un dialogo con il Presidente David Sassoli ed il suo predecessore Antonio Tajani, il Vicepresidente Fabio Massimo Castaldo, con gli eurodeputati Antonio Rinaldi e Pietro Bartolo, medico simbolo di Lampedusa peraltro rimborsato nei mesi scorsi, e tutti hanno in più occasioni concordato sulla necessità di chiudere la vertenza. Ne gioverebbero sia lo Stato che il Sistema Salute con un concreto risparmio di fondi che potrebbero essere reinvestiti proprio nella sanità pubblica, a vantaggio di operatori e pazienti. Ad oggi, la questione continua comunque ad essere ad appannaggio dei Tribunali ed è dunque fondamentale che i medici tengano vivo il proprio diritto aderendo alle nostre azioni o portando avanti con coraggio e fiducia quelle in corso. Per ottenere le informazioni e supporto legale, è a disposizione il sito Consulcesi www.consulcesi.com oppure è possibile contattare il numero verde 800.122.777.    

APPROFONDIMENTO LEGALE ORDINANZA 821/2020 SEZIONE LAVORO CASSAZIONE

La Corte ha esposto, nella prima parte dell’ordinanza, il quadro giurisprudenziale di legittimità in merito alla questione degli ex specializzandi, sottolineando che nel tempo si sono susseguiti diversi orientamenti, qui di seguito riportati. 

ORIENTAMENTO POSITIVO 

I medici che avevano iniziato il corso di specializzazione prima del 31/12/82 avevano diritto al risarcimento perché una diversa interpretazione sarebbe stata in contrasto con il principio dell’applicazione c.d. retroattiva e completa delle misure di attuazione della norma comunitaria. Il rapporto derivante dall’iscrizione al corso di specializzazione da parte del medico è un rapporto di durata e pertanto ad esso va applicato il principio secondo cui, una legge sopravvenuta disciplina i rapporti giuridici in corso, anche se sorti anteriormente, qualora non abbiano ancora esaurito i loro effetti (Cass. 2/9/15 n. 17434; Cass. 22/5/15 n. 10612).

ORIENTAMENTO NEGATIVO

I medici che si erano iscritti al corso prima del 31 dicembre 1982 non avevano diritto ad alcun risarcimento poiché al momento dell’iscrizione, l’inadempimento non si era ancora verificato, dunque, non avrebbero potuto vantare alcun diritto. Il diverso trattamento con i colleghi immatricolatisi successivamente era evidentemente giustificato da esigenze di finanza pubblica ed interesse generale in virtù delle quali era necessaria una gradualità nell’adeguamento della disciplina delle specializzazioni (Cass. 10/7/13 n. 17067; Cass. 9/7/15 n. 14375)

CGUE DEL 24/1/18

In virtù dell’oscillazione fra i due orientamenti suindicati, la questione è stata rimessa alle Sezioni Unite della Cassazione che con l’ordinanza interlocutoria del 21/11/16 n. 23581 hanno a loro volta rimesso la questione interpretativa alla CGUE, che si è pronunciata il 24/1/18 (cause riunite C-616/16 e C-617/16). A seguito della sentenza della CGUE, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione si sono pronunciate precisando che il diritto al risarcimento del danno da inadempimento della direttiva comunitaria spettasse agli iscritti nell’anno accademico 82/83, ma solo a partire dal 1° gennaio 1983 rendendo così necessario una riduzione dell’importo relativo al primo anno. L’obbligo della remunerazione era stato collegato a specifici parametri di frequenza al corso che nel 1981 (prima del 1982) non esistevano e quindi non poteva esistere l’obbligo di prevedere anche un’adeguata remunerazione (Cass. 5509/19; Cass. 24625/19, Cass. 1548/19, 1055/19).

Riepilogando a seguito della CGUE si sono formati due orientamenti interpretativi della predetta sentenza europea:

  • ORIENTAMENTO RESTRITTIVO (prevalente terza Sezione Cassazione): Hanno diritto alla adeguata remunerazione (quindi al risarcimento del danno per la mancata attuazione degli obblighi comunitari) solo gli iscritti al corso di specializzazione dal 1982/83 in poi ed il risarcimento è riconosciuto solo in riferimento ai periodi di frequenza dal 1 gennaio 1983 in poi.
  • ORIENTAMENTO ESTENSIVO (minoritario, sezione lavoro Cassazione e Corte di Appello di Roma): 
  • Hanno diritto alla adeguata remunerazione (quindi al risarcimento del danno per la mancata attuazione degli obblighi comunitari) tutti gli iscritti ai corsi di specializzazione anche precedenti al  1982/83 in poi ed il risarcimento è riconosciuto solo in riferimento ai periodi di frequenza dal 1 gennaio 1983 in poi.

NOVITA’ DELLA ORDINANZA DI RIMESSIONE IN QUESTIONE

La Corte rileva che:

  • non può essere ignorata la circostanza che la vicenda da cui traeva origine la richiesta di chiarimenti alla CGUE riguardava solo ed esclusivamente specializzandi con immatricolazione a cavallo tra il 1982 e il 1983;
  • analizzando tutta la giurisprudenza in materia esiste un contrasto interpretativo non ancora superato, alla luce del fatto che la decisione della CGUE che avrebbe escluso dal  risarcimento i medici con immatricolazione antecedente al 1982, sarebbe in contrasto con il principio secondo il quale “la normativa sopravvenuta disciplina il rapporto giuridico in corso allorché esso, sebbene sorto anteriormente, non abbai esaurito i propri effetti e purché la norma innovatrice non sia diretta a regolare il fatto generatore del rapporto, ma il suo perdurare nel tempo”;
  • è opportuno assegnare la trattazione della questione alla Sezioni Unite, non solo al fine di ottenere un’armonizzazione delle pronunce, ma anche perché visto il cospicuo contenzioso in corso la questione riveste particolare importanza ai sensi dell’art. 374 c.p.c.;
  • tale rimessione è stata sollecitata anche dal difensore dei medici specialisti (avv. Tortorella) proprio sulla base del presupposto che non sia stata raggiunta alcuna certezza interpretativa;
  • le Sezioni Unite dovranno eventualmente valutare la portata temporale del principio in virtù del quale è stato riconosciuto l’obbligo risarcitorio a favore dei medici immatricolatisi a cavallo fra il 1892-1983, e dunque la sua applicabilità o meno nei confronti dei medici che abbiano iniziato il corso prima del 1982.  

In virtù di quanto suindicato, la Corte ha disposto il rinvio al Primo Presidente affinché valuti la rimessione della questione alle Sezioni Unite. Le Sezioni Unite potranno sanare il contrasto (versione restrittiva o estensiva) oppure rimandare nuovamente alla Corte di Giustizia Europea.

Black Friday, il giorno “nero” per chi soffre di shopping compulsivo. 5 “spie” per scoprirlo

Stefano Lagona, psicologo e psicoterapeuta specializzato nelle nuove dipendenze: 

«Il 6% della popolazione soffre di dipendenza da acquisto, 7 su 10 sono donne. Fenomeno da non sottovalutare, rientra nella categoria dei Disturbi Ossessivo-Compulsivi del DSM: fondamentale che i professionisti della sanità siano aggiornati su come intervenire»

Black Friday, black week e black hour, a pochi giorni dall’appuntamento più atteso dello shopping interplanetario, sale la febbre degli acquisti a tutti i costi. Da qualche giorno, #blackfriday è il topic di maggiore tendenza sui social e le piattaforme di e-commerce, così come i negozi su strada, sbandierano offerte e prezzi strepitosi per catturare l’attenzione (e il portafoglio) dei clienti. 

Un’iniziativa nata negli Stati Uniti, che da qualche anno spopola in Italia e che dà un impulso positivo all’economia: quest’anno il venerdì nero vedrà oltre 20,5 milioni di persone fare spese, per un giro d’affari di 2 miliardi e 380 milioni di euro (fonte eBay). Una passione collettiva che per alcuni non è nient’altro che l’occasione di togliersi un piccolo sfizio o un modo utile e conveniente per anticipare i regali natalizi. Ma non è così per tutti

La voglia di comprare può nascondere una vera e propria dipendenza dagli acquisti, che rientra nella categoria diagnostica dei Disturbi Ossessivo-Compulsivi del DSM. «Per queste persone, il Black Friday è un giorno complicato», avvisa l’esperto, il dottor Stefano Lagona, psicologo e psicoterapeuta specializzato nel trattamento delle tossicodipendenze e delle nuove dipendenze. Un tema su cui è importante sensibilizzare anche i professionisti della sanità. E in questa direzione va il corso promosso da Consulcesi Club dal titolo “Le nuove dipendenze: Internet ed il gioco d’azzardo patologico” a cura proprio del dottor Stefano Lagona.

Lo shopping compulsivo causa problemi significativi quali stress, compromissioni nella sfera relazionale e lavorativa, distruzione familiare e coniugale, gravi problemi finanziari. Chi ne è affetto, prova l’impulso irrefrenabile e immediato all’acquisto, una tensione crescente, alleviata solo comprando, finalizzata al piacere e alla gratificazione. Prima del comportamento compulsivo è frequente la presenza di stati d’ira, frustrazione, tristezza e solitudine che vengono sostituiti da una sensazione di onnipotenza ed euforia durante l’acquisto. Un problema ampiamente sottovalutato, a soffrirne, dai dati disponibili, è il 6% della popolazione, una cifra in costante crescita anche in Italia. Un fenomeno dilagante e sempre più preoccupante che necessita di continui aggiornamenti anche da parte del personale medico-sanitario

Al fine di comprendere meglio il fenomeno, e per evitare allarmismi inutili, l’esperto dà 5 indicazioni di base utili ad accendere una spia d’allarme che potrebbe prevedere l’intervento di uno specialista. I 5 punti sono tratti dai criteri diagnostici di McElroy (1994).  

  1. L’impulso a comprare è vissuto come irresistibile e insensato, non coerente con i reali bisogni o desideri.
  2. La preoccupazione, l’impulso o l’atto del comprare causano stress marcato e ansia incontrollabile seguiti un alternarsi di sentimenti di tristezza ed euforia.
  3. Gli acquisti interferiscono significativamente con il funzionamento sociale e lavorativo o determinano problemi finanziari.
  4. Gli acquisti sono in maniera continuativa al di sopra delle proprie possibilità 
  5. La spesa consiste spesso in oggetti spesso inutili, o di cui non si ha bisogno, per un periodo di tempo prolungato.

Comunicato Stampa Consulcesi


Formazione Medici, alert di Consulcesi agli operatori sanitari

«Pesano anche gli aspetti economici e sociali: i provider generano contributi di 16milioni annui al sistema formazione e l’indotto supera i 100mila dipendenti diretti e indiretti 

Roma, 29 novembre 2019 – Il tema dell’aggiornamento ECM è di stretta attualità in queste ultime ore, alimentato non solo dalle dichiarazioni dei vertici della sanità italiana ma anche dal mondo dei cittadini e dei pazienti che chiedono riscontro della formazione dei professionisti a cui dovranno affidare la loro salute. In particolare, l’Adiconsum, rivolgendosi direttamente al ministro Speranza, ha parlato di «buona formazione» come antidoto all’escalation di contenziosi dei pazienti nei confronti dei medici, aggiungendo che «è statisticamente provato che un professionista aggiornato è soggetto a minori richieste di risarcimento». Il 31 dicembre 2019, infatti scade l’obbligo formativo per medici e odontoiatri che prevede 150 crediti per l’aggiornamento professionale (Ecm o educazione continua in medicina) per il triennio 2017-2019. Per chi non dovesse mettersi in regola, entro la scadenza del 31 dicembre di quest’anno, potrebbero scattare le sanzioni degli Ordini.

Consulcesi, network legale e di formazione medica, scende in campo al fianco degli operatori sanitari, evidenziando da un lato che «la corposa minoranza che non assolve l’obbligo di legge rischia di screditare l’eccellenza del sistema salute italiano» e dall’altra sposando gli appelli che stanno giungendo da numerosi Presidenti di Ordini a regolare la propria posizione. Da ultimo, tra questi, il Presidente dell’OMCeO Palermo Toti Amato che, rivolgendosi ai colleghi, ha scritto: «alla luce delle sollecitazioni del presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, e delle ultime attenzioni sul tema diffuse attraverso la stampa dalle associazioni, in difesa dei pazienti, invito chi non fosse riuscito a completare il percorso formativo necessario, a prendere le necessarie misure, approfittando anche dei sistemi di Formazione a distanza, in modo da evitare le relative sanzioni previste dalla legge e preannunciate dalla stessa Federazione». Un richiamo che giunge dopo quello dei mesi scorsi del Presidente dell’OMCeO Roma, Antonio Magi e alle dichiarazioni registrate al “Forum Risk di Firenze” sia del ministro alla Salute Roberto Speranza («do un grande peso alla formazione continua in medicina e mi impegnerò da ministro a seguire un progetto di riforma di questo settore») sia dello stesso presidente FNOMCeo, Filippo Anelli.

«Ad un mese dalla scadenza del triennio – commenta il Presidente di Consulcesi, Massimo Tortorella – è giustificata la forte attenzione su un tema che ha un grande valore etico, sociale ed anche economico come sa benissimo il ministro Speranza il cui ruolo è di garanzia e rappresentanza non solo degli operatori sanitari ma anche dei cittadini/pazienti e dei provider. Questi ultimi, insieme ai preziosi contenuti per tenere aggiornati i professionisti della sanità, producono anche un contributo al sistema formazione quantificato in almeno 16milioni di euro all’anno con un indotto di oltre 100mila lavoratori diretti e diverse migliaia indiretti». Tortorella evidenzia che la stragrande maggioranza dei medici rappresentati legalmente da Consulcesi, un terzo di quelli italiani, attribuisce un forte valore alla formazione continua ed è soprattutto nei loro confronti che il Sistema ECM deve dare prova di efficienza e virtuosità. 

«Dopo la sospensione del medico di Aosta – prosegue Tortorella – l’aggiornamento professionale dei medici è diventato un tema centrale, i rischi della mancata formazione sono alti e arrivano fino  alla sospensione e alla radiazione dall’Albo. Come di recente affermato dal Presidente Cogeaps Sergio Bovenga sono già partite lettere di richiamo di strutture nei confronti di personale non in regola, istanze di accesso agli atti all’interno di contenziosi e penalizzazioni nei concorsi sempre legate al mancato aggiornamento professionale». 

Per questo Consulcesi lancia un appello agli operatori sanitari a mettersi in regola sfruttando, visti anche i tempi stretti, le potenzialità tecnologiche della Formazione a distanza per evitare di incorrere in provvedimenti che penalizzerebbero la carriera professionale e li screditerebbero nei confronti di pazienti sempre più attenti ed esigenti sul tema. 



Contratto medici turni massacranti, nuova violazione

Consulcesi: “Porteremo istanze professionisti in Europa”

Il Presidente Massimo Tortorella: «In Italia è diventata una vera e propria “mission impossible” per i medici veder rispettato il loro orario di lavoro e riposo. Porteremo la questione fino al Parlamento europeo»

«Il nuovo contratto medici rischia di ripristinare, di fatto, una situazione in cui il nostro Paese risultava non conforme alle leggi europee in materia di orario di lavoro e riposo. Molti professionisti ci hanno contattato preoccupati dai possibili risvolti sulla loro vita professionale e privata. Come sempre siamo al loro fianco e porteremo in Europa le loro istanze»

Così Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi, network legale leader in ambito sanitario in Italia ed Europa, commenta la questione relativa alla reperibilità “attiva” e ai meccanismi di compensazione del mancato riposo, in particolare quando ne sia lesa la sua continuità e consecutività.


La chiamata in servizio durante la pronta disponibilità, secondo quanto stabilito dal D. Lgs 133 del 2008, non interrompe il riposo ma lo sospende, entrando di fatto in conflitto con la giustizia europea. Cosa vuol dire questo? Il medico ospedaliero che opera in regime di reperibilità vedrà riconoscersi un numero di ore di riposo che andranno ad aggiungersi a quelle effettivamente consumate prima della chiamata. La direttiva europea 2003/88, volta a disciplinare le misure di sicurezza e le ore di lavoro e di riposo, stabilisce invece che i lavoratori devono usufruire di periodi di riposo regolari «sufficientemente lunghi e continui» al fine di «promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante lo svolgimento della loro professione».
Non è la prima volta che l’Italia non si fa trovare in regola in termini di orari di lavoro e riposo del personale sanitario. Il tutto è cominciato con la direttiva 2003/88/CE che fissò al 2 agosto del 2004 il termine ultimo
entro il quale gli Stati membri avrebbero dovuto recepirla. Con il D.Lgs. n.66/2003 l’Italia adottò le direttive 93/104/CE e 2000/34/CE e alcune disposizioni riguardanti l’orario massimo di lavoro settimanale per i
lavoratori, assicurando allo stesso tempo una protezione minima a tutti i professionisti. Nella Finanziaria del 2008 venne però inserita una prima deroga sui riposi di cui poteva usufruire il personale delle aree dirigenziali degli enti e delle aziende del Servizio Sanitario Nazionale. Un Decreto legge del 2008 (il n.112), convertito nella legge 133 del 2008, stabiliva inoltre che agli stessi lavoratori non andavano applicate alcune disposizioni del D.Lgs. n.66/2003, demandando in questo modo la tutela di un diritto previsto e tutelato dalla legislazione comunitaria (a cui l’Italia si era peraltro già adeguata) alla contrattazione collettiva. Ciò significa che i professionisti sanitari sono stati privati, a partire dal 2008, di una garanzia che è stata invece riconosciuta a tutti gli altri lavoratori. Tutto questo almeno fino all’entrata in vigore della legge 161/2014, con la quale l’Italia fu messa finalmente in regola con la normativa europea sugli orari di lavoro.

«In Italia è diventata una vera e propria “mission impossible” per i medici veder rispettato il loro orario di lavoro – spiega ancora Tortorella –. Nel 2012 la Commissione Europea mise in mora l’Italia proprio per la mancata applicazione della direttiva 2003/88 per quanto riguarda gli orari di lavoro e i tempi di riposo del personale medico e sanitario inquadrato come dirigente del Ssn. L’Italia avrebbe dovuto adeguarsi entro il 3 luglio dell’anno successivo. Nulla cambiò e l’UE deferì il nostro Paese nel febbraio del 2014. La Corte di Giustizia Europea stabilì inoltre espressamente che gli Stati membri inadempienti avrebbero dovuto risarcire i danni relativi al mancato recepimento della direttiva, concedendo al medico danneggiato “tempo libero aggiuntivo” oppure “un’indennità pecuniaria”. Il riposo del medico è parte integrante del suo lavoro, in quanto un medico stressato e stanco corre rischi maggiori di incappare in questioni di responsabilità professionale. Tutto ciò è intollerabile. Per questo, così come fatto in questi ultimi anni per le altre violazioni in termini di rispetto degli orari di lavoro nel Ssn, porteremo la questione fino al Parlamento europeo». Per ogni informazione è possibile contattare Consulcesi al numero verde 800.122.777 o collegarsi al sito www.consulcesi.it

Ufficio stampa Consulcesi [email protected] 328.4812859 – 346.0629338

Responsabilità sanitaria: interviene la Cassazione con il progetto sanità

In due recenti ordinanze la Terza Sezione della Corte Suprema ha stabilito che le questioni in materia di responsabilità sanitaria debbano avere una trattazione unitaria in apposite udienze Il network legale Consulcesi & Partners plaude all’iniziativa: «Passo fondamentale per la tutela di tutti gli operatori della sanità, i dipendenti pubblici non sempre possono contare sulla tutela legale delle strutture»

Le evoluzioni normative intervenute negli ultimi anni nell’ambito della responsabilità sanitaria hanno delineato un quadro frammentato e soggetto a interpretazioni giurisprudenziali talvolta contraddittorie. Da
ciò nasce la necessità di discutere le controversie legali sull’argomento in apposite udienze dedicate, con una conseguente semplificazione dell’iter, riduzione dei tempi di risoluzione, e una maggiore tutela di tutte le parti in causa. La Terza Sezione della Corte di Cassazione attraverso due recenti ordinanze, la 6426 ed in particolare la 6418 dello scorso 5 marzo, ha avviato quello che viene definito il “Progetto Sanità”. In sostanza, da quanto si evince da tali pronunce, la Cassazione ha stabilito che tutte le questioni che rivestono una particolare importanza e/o criticità in relazione alle più controverse tematiche in materia di responsabilità sanitaria, compresa la definizione dei criteri applicativi delle normative (dalla legge Balduzzi alla Gelli) recentemente intervenute, debbano avere una trattazione unitaria affinché i principi di diritto enunciati risultino coerenti e costanti nel tempo.
Una soluzione che punta a fornire delle linee guida chiare (che siano di ausilio per la magistratura ordinaria) e a mettere ordine nel complesso contenzioso tra medici e pazienti che ogni anno porta a 35mila nuove cause.

Il “Progetto Sanità” inoltre può servire anche da deterrente per eventuali liti temerarie o più generale per quelle controversie che vengono avviate proprio perché vi sono dubbi e incertezze interpretative che lasciano spazio a diverse soluzioni.
L’iniziativa della Terza Sezione della Corte di Cassazione ha raccolto il plauso di Consulcesi & Partners, il network legale che ad inizio febbraio ha proposto l’istituzione dell’Arbitrato della Salute. «Apprezziamo la
sensibilità mostrata dalla Corte rispetto alle tematiche della responsabilità sanitaria e il Progetto Sanità costituisce un passo molto importante per fare chiarezza in un coacervo di enunciati normativi che, soprattutto di recente, hanno acceso dispute dottrinali davvero complesse. Questa chiarezza – afferma Consulcesi & Partners – costituisce un momento fondamentale per la tutela della categoria dei medici e di tutti gli operatori sanitari che da anni difendiamo e che, come dimostrano le statistiche, molto spesso vengono coinvolti in processi lunghi e dispendiosi, in cui l’interpretazione “creativa” e i vuoti normativi sono all’ordine del giorno. In particolare, i dipendenti pubblici non sempre possono contare sulla tutela legale da parte delle
strutture presso le quali lavorano».
«Ad esempio, al momento nonostante a nostro avviso sia chiaro che, nell’ambito dei procedimenti civili, la legge Gelli non possa essere applicata retroattivamente ai fatti avvenuti prima della sua entrata in vigore, vi sono diverse pronunce che hanno ritenuto il contrario. È ben vero – proseguono i legali di Consulcesi & Partners -, che si tratta di pronunce di merito ed in alcuni casi rimaste ancora isolate, ma questo la dice lunga sulle difficoltà che le parti di un procedimento di responsabilità sanitaria si troveranno ad affrontare nel prossimo futuro, in attesa delle auspicate “linee guida” che, con questa iniziativa, il Supremo Collegio vorrà dare al mondo di noi operatori del settore».

Maratona di Roma: #salutextutti Al via la campagna social per le periferie di Roma

Consulcesi Onlus dà il via alla raccolta fondi per sostenere l’Unità Mobile “Salute e Inclusione” che offre assistenza sanitaria nelle periferie più svantaggiate di Roma.

Gara di solidarietà anche tra i dipendenti e i manager di Consulcesi, che parteciperanno alla Stracittadina per vincere la sfida contro l’indifferenza di chi vive ai margini

Di corsa per le periferie di Roma più svantaggiate, dove anche l’assistenza sanitaria può essere una sfida per chi vive ai margini. È l’obiettivo della campagna social #SalutexTutti lanciata da Consulcesi Onlus in occasione della Stracittadina di Roma, per sostenere l’Unità Mobile “Salute e Inclusione” che offre assistenza sanitaria e orientamento ai servizi socio-assistenziali alle persone svantaggiate nelle periferie di Roma.
Consulcesi Onlus ha predisposto un’apposita raccolta fondi, attiva sulla Rete del Dono (https://www.retedeldono.it/progetti/consulcesi-onlus/unita-mobile-sanita-di-frontiera) che ha già raccolto oltre 11mila euro e si pone come primo obiettivo di raggiungere quota 50mila. Inoltre, i manager e i dipendenti del Gruppo Consulcesi hanno dato il via a una vera e propria gara di solidarietà, prestando il volto per la campagna social #SalutexTutti attraverso testimonianze foto e video e partecipando in prima persona alla Stracittadina. Il loro percorso verrà tracciato tramite tecnologia Blockchain grazie all’app RunOnChain in modo da poter confrontare i rispettivi tempi e decretare il miglior runner. La stessa tecnologia verrà utilizzata per certificare l’assoluta trasparenza nell’impiego delle donazioni raccolte.
L’obiettivo è innanzitutto quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di migliorare il livello di salute e benessere psico-fisico nelle periferie: per questo l’Unità Mobile “Salute e Inclusione”, in
partenariato con ASL Roma 1, Policlinico Umberto I e Centro Nazionale per la Salute Globale, offre assistenza ai più deboli grazie ad un’equipe formata da un medico e due mediatori interculturali.
L’iniziativa fa parte del progetto “Sanità di Frontiera” che ha ricevuto il sostegno da parte anche della Santa Sede mediante l’Obolo di San Pietro, e di cui l’ideatore e presidente di Consulcesi Onlus, Massimo Tortorella, ha avuto modo di parlare direttamente con Papa Francesco.
«Ad oggi nel nostro Paese la salute non è uguale per tutti – spiega Massimo Tortorella – per questo è necessario promuovere un programma di azioni concrete per il contrasto alle diseguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari, con particolare riferimento alle zone più periferiche delle grandi città. Ringrazio, quindi, i dipendenti e i manager del Gruppo Consulcesi per aver dedicato il loro tempo e le loro energie a questa iniziativa, trasformando una semplice corsa in una vera e propria gara di solidarietà».

Fake News Sconfitte per sempre: Consulcesi Tech lancia “Survey Chain”

L’hi-tech company specializzata in Blockchain e cybersecurity ha presentato a Dubai “Survey Chain”.
Il primo sondaggio basato sulla Blockchain dimostra che questa tecnologia avrà un impatto non soltanto in campo finanziario ma anche in quello sanitario

Durante il summit annunciata la partnership con DigitalBliz, società di servizi finanziari innovativi basati sulla Blockchain

Migliaia di esperti dei settori della blockchain e del fintech hanno assistito con curiosità ed entusiasmo alla presentazione del progetto “Survey Chain”, primo esempio di sondaggio condotto a livello mondiale attraverso l’applicazione della catena dei blocchi, una tecnologia capace di porre fine all’era delle rilevazioni “fake” che negli ultimi anni hanno messo in discussione la credibilità dei sondaggi.
Il progetto, messo a punto da Consulcesi Tech, azienda leader negli ambiti della blockchain e della cybersecurity, ha sorpreso i partecipanti della seconda edizione del “Future Blockchain Summit” di Dubai, la fiera più grande a livello globale in tema di tecnologia finanziaria. A questo link i risultati della rilevazione, secondo la quale la catena dei blocchi è destinata ad avere un impatto significativo soprattutto nei settori finanziario e sanitario: https://www.surveychain.tech/Home/Charts


Gli ospiti del summit – provenienti da tutto il mondo – hanno avuto modo di scoprire che, con un semplice smartphone, è possibile certificare i sondaggi attraverso l’individuazione delle fasi rilevanti. Trasparente e rivoluzionario il meccanismo che è alla base del processo. La rete pubblica Blockchain ethereum, sicura e immutabile, garantisce l’archiviazione delle risposte in spazi di Storage in Cloud con una firma univoca che viene trascritta su Blockchain rendendo i risultati inalterabili, con data certa e verificabili in qualsiasi momento. In questo modo è possibile conoscere non soltanto i campioni di voto sui quali è stata svolta l’indagine statistica ma anche l’intera filiera di distribuzione, consentendo ai media di usufruire di una divulgazione certificata e trasparente. Un modello già sperimentato in real time in Italia e che ha
conquistato anche gli ospiti della città riconosciuta da tutti come primo grande esempio di Smart City.
In questi giorni tutto il mondo guarda all’Europa con il fiato sospeso per conoscere l’esito delle trattative in corso per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Proprio il referendum sulla Brexit rappresenta il caso d’uso ideale per spiegare i vantaggi offerti dalla “Survey Chain”, che se fosse stata applicata al momento del voto avrebbe svelato in anticipo la volontà degli elettori che nel giugno 2016 optarono per il ‘leave’ piuttosto che per il ‘remain’ pronosticato dalla quasi totalità dei sondaggisti.
«È un nuovo paradigma tecnologico – spiega Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi Tech, – destinato a migliorare sensibilmente la qualità del dibattito politico. Nell’epoca del web ormai fake news, post truth ed hate speech rappresentano distorsioni considerate socialmente pericolose ma praticamente inevitabili.

Invece con la blockchain è possibile compiere un ulteriore passo avanti nella democratizzazione dell’informazione grazie a sondaggi certi e immutabili che – ha proseguito – restituiscono fiducia al cittadino-elettore».
Tortorella rivela che «a margine dell’intervento numerosi partecipanti si sono congratulati per il potenziale dirompente della “Survey Chain”, chiedendo ulteriori informazioni riguardo ai numerosi campi di applicazione del progetto. Un interesse diffuso che – conclude – conferma la nostra convinzione: la blockchain è qui per rimanere».
Nel corso dell’evento è stata ufficializzata la partnership tra Consulcesi Tech e DigitalBliz, Società con sede a Londra e leader nel segmento Fin Tech, con controllate a Dubai e Lugano.
DigitalBliz produce e commercializza un prodotto Fin-Tech unico, basato sulla tecnologia blockchain: DigitalBliz Deep4, dedicato ai Professional Traders, che offre la più ampia gamma disponibile sul mercato di informazioni sull’andamento delle Crypto-Currencies e dei Security Tokens, incrociati sui principali Exchanges a livello mondiale.
DigitalBliz deep4C, destinato all’utilizzo retail e disponibile gratuitamente su Apple Store e Google Play.
Il prodotto finale è uno strumento sicuro e affidabile, spinto da un capillare sistema di Data Gathering, che raccoglie informazioni aggiornate ogni 15 secondi, elaborate con un sistema di algoritmi proprietario

Fake news are defeated forever: Consulcesi Tech has launched “survey Chain”

The hi-tech company specialising in Blockchain and Cybersecurity presented “Survey Chain” in Dubai. It is the first Blockchain-based survey demonstrating this technology can ensure inalterable and secure results.
According to partecipans, the Blockchain will above all impact on finance and healthcare Partnership between Consulcesi Tech and DigitalBliz, a group specialising in blockchain-related financial services, was announced at the summit

Thousands of experts in the Blockchain and Fintech fields have enthusiastically attended the presentation of the “Survey Chain” project, the first example of survey conducted worldwide through the Blockchain, a technology that can put an end to the “fake” surveys that in recent years have called into question the credibility of surveys.
This project has been developed by Consulcesi Tech, leading firm in Blockchain and Cybersecurity. It has impressed attendees of the second edition of “Future Blockchain Summit” in Dubai, the world’s largest Fintech conference. Here you can consult the survey’s results, according to which the Blockchain will above all impact on finance and healthcare: https://www.surveychain.tech/Home/Charts
The summit participants from all over the world found out that surveys may be certified by identifying the significant stages with a smartphone. The mechanism which is the basis of the project is transparent and
revolutionary. The public Ethereum Blockchain is inalterable and secure and ensures the storage of the answers in cloud storage with a unique signature recorded on Blockchain by making the results inalterable, with a firm date and always verifiable. This creates the opportunity for knowing the sample size of the surveys and the entire supply chain. The media can thus benefit from the release of transparent and certified documents. This model has already been used for a real time presentation in Italy and now has persuaded all the partecipants in Dubai, the great example of Smart City in the world. These days, the world is looking up to Europe breathlessly about the outcome of the ongoing negotiations regarding the Britain leaving the EU. The Brexit referendum is the best Use Case to explain the advantages offered by the “Survey Chain”. If it had been applied at the time of the vote, it would have revealed in advance the will of the voters who in June 2016 opted for the ‘leave’ rather than for the ‘remain’ predicted by almost all the pollsters.
«This is a new technological paradigm – Massimo Tortorella, president of Consulcesi Tech, says – which will noticeably improve the quality of the political debate. In the internet era, fake news, post truth and hate speech constitute a form of distortion considered to be socially dangerous but practically unavoidable. With Blockchain it is possible to go one step further in the democratization of information thanks to secure and immutable surveys in order to restore confidence to the voting citizens.»
Tortorella says that at the end of his speech «many participants have congratulated us for the disruptive potential of the “Survey Chain,” asking for more information regarding the several areas of application of the project. A widespread interest – he concludes – confirming our belief: Blockchain is here to stay.»
The partnership between Consulcesi Tech and DigitalBliz was announced during the event. DigitalBliz is a leading London-based company in Fintech, with subsidiaries in Dubai and Lugano.
DigitalBliz manufactures and markets a unique Blockchain-based Fintech product: DigitalBliz Deep4, geared towards Professional Traders, offers the widest range of information available on the market on the development of Cryptocurrencies and Security Tokens, to cross-reference global main Exchanges. You can buy it on digitalbliz.com/pricing. DigitalBliz deep4C, geared towards retail, is available free of charge on Apple Store and Google Play.The final product is a secure and reliable instrument led by a capillary Data Gathering system. It collects information updated every 15 seconds and developed with a system made by proprietary algorithms.