Consulcesi presenta il docufilm “Covid – 19 – Il Virus della Paura”

Prodotto e realizzato su iniziativa del pool legale Consulcesi e supportato dal Ministero della Salute, è stato presentato a Roma il trailer del docufilm “Covid – 19 – Il Virus Della Paura”. La pellicola ha l’obiettivo di rendere omaggio a tutti i medici e operatori socio – sanitari che si sono sacrificati nel corso della pandemia e hanno lottato ogni giorno in prima linea. Inoltre, con questo docufilm, il pool legale Consulcesi intende mettere a disposizione dei colletti bianchi e di tutti i professionisti del settore un particolare strumento di formazione, oltre che permettere al grande pubblico di avere una corretta informazione sulla pandemia, smentendo tutte le notizie false e le teorie che non hanno nulla a vedere con la scienza. 

Inoltre, il docufilm desidera che nessuno dimentichi quanto è accaduto e che gli errori servano per apprendere e migliorare. A margine dell’evento di presentazione, Roberto Speranza, Ministro della Salute, ha affermato: “La pandemia ha cambiato tutti i paradigmi, ma con un obiettivo: ridare centralità alla sanità”. Ed è lo stesso Speranza ad affermare come “la formazione e l’aggiornamento continuo sono le solide basi da cui partire per costruire un nuovo Ssn”. Così, dal 22 giugno, sul sito www.covid-19virusdellapaura.com, “Covid – 19 – Il Virus Della Paura” è fruibile da tutti i professionisti del settore. Curato dalla regia di  Christian Marazziti e dall’autrice Manuela Jael Procaccia, il docufilm racchiude in 80’ tutte le fasi più salienti e drammatiche dei giorni della grande paura a causa della pandemia: dal discorso del Presidente Conte il 4 marzo, all’isolamento forzato, con conseguente chiusura delle frontiere e stop di alcune attività produttive, scolastiche e ricreative. Inoltre, Il film, mette in risalto i sentimenti provati dagli italiani, con la paura per una malattia difficile da riconoscere e, di conseguenza, da combattere. Paura che, di conseguenza, ha alimentato psicosi, ipocondria, anche a causa delle molteplici notizie false e fake news che sono girate senza controllo. 

Il docufilm, dunque, vuole portare conoscenza, notizie corrette e basate sulla razionalità del metodo scientifico. Una versione leggermente rivisitata sarà dedicata agli spettatori, presentata ai principali festival cinematografici e, poi, disponibile sulle piattaforme di distribuzione on demand. Il docufilm, il corso di formazione a distanza e il libro da cui trae ispirazione sono il frutto di un lavoro a più mani, grazie all’attività di un virologo, il professor Massimo Andreoni, direttore del reparto Malattie Infettive Tor Vergata, e di uno psicoterapeuta, Giorgio Nardone, in attività presso il Centro Terapia Strategica. Entrambe queste figure hanno offerto una visione particolare dell’epidemia, mettendo in luce le modalità con cui combattere il virus e, poi, gestire le conseguenze sulla psiche umana. Hanno partecipato al progetto anche Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico Lazzaro Spallanzani, e il Professor Ranieri Guerra, Direttore Generale Aggiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il presidente di Consulcesi Massimo Tortorella ha individuato come il “metodo scientifico e la diffusione della conoscenza sono le più importanti armi di difesa” da usare per combattere la pandemia. Pertanto, questa presa di consapevolezza ha ispirato la produzione di “un percorso formativo ad hoc per professionisti sanitari sul Covid-19: una collana di corsi Ecm, un libro-ebook e un docufilm in grado di offrire un’esperienza coinvolgente” Con la produzione di questo particolare progetto, il pool legale Consulcesi, stando alle parole del presidente Massimo Tortorella, ha come “obiettivo quello di esportare il modello italiano che abbiamo creato a livello internazionale con cinema, scienza e tecnologia per formare e aggiornare gli operatori sanitari”. Il docufilm e l’ebook saranno presto disponibili e fruibili anche in lingua inglese. Inoltre, La collana di corsi Ecm è fruibile sulla piattaforma www.covid-19virusdellapaura.com/ 

Covid-19 il virus della paura, il racconto in un docufilm

«Chissà se riusciremo ad imparare qualcosa da tutto questo?». Si chiude con questo interrogativo, mentre un uomo attaccato ad un respiratore muore, il trailer del docufilm “Covid-19 – il Virus della Paura”, presentato oggi a Roma. Girata su iniziativa di Consulcesi e patrocinata dal ministero della Salute, questa pellicola ha un triplice obiettivo: oltre ad essere un omaggio per i medici e tutti i professionisti sanitari impegnati nella lotta alla pandemia in questi mesi, offre loro un innovativo strumento formativo e dà al grande pubblico una rielaborazione accurata di quanto accaduto, smontando fake news e teorie antiscientifiche.

Con l’obiettivo di non dimenticare ma soprattutto di imparare dagli errori. «La pandemia – ha sottolineato il ministro della Salute Roberto Speranza in un messaggio di saluto – ha cambiato tutti i paradigmi, ma con un obiettivo: ridare centralità alla sanità. In tal senso, la formazione e l’aggiornamento continuo sono le solide basi da cui partire per costruire un nuovo Ssn». Il docufilm, firmato dal regista Christian Marazziti e dall’autrice Manuela Jael Procaccia, è disponibile dal 22 giugno sul sito www.covid-19virusdellapaura.com per tutti i professionisti sanitari. Una versione leggermente adattata al grande pubblico sarà inoltre destinata ai principali festival cinematografici e alle maggiori piattaforme di distribuzione on demand.

La pellicola ripercorre in 80 minuti i momenti principali della pandemia di coronavirus: il discorso del Presidente Conte del 4 marzo, la chiusura delle frontiere, il blocco delle attività produttive, scolastiche e ricreative. Il film, inoltre, racconta i sentimenti degli italiani: la paura dell’ignoto che sfocia in comportamenti di discriminazione verso un nemico immaginario. La stessa paura che alimenta ipocondria e psicosi, responsabile del proliferare di bufale e fake news.

A questa, si contrappone il polo positivo della conoscenza e del metodo scientifico. Il docufilm, il corso di formazione a distanza e il libro da cui trae ispirazione sono firmati da un virologo, il professor Massimo Andreoni, direttore del reparto Malattie Infettive Tor Vergata, e da uno psico- terapeuta, Giorgio Nardone, che opera al Centro Terapia Strategica, che analizzano la pandemia cogliendo i due principali aspetti: come affrontare il virus e come gestire le conseguenze sulla psiche umana. Presenti anche gli interventi di Giuseppe Ippolito, direttore Scientifico Lazzaro Spallanzani e del professor Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. «Dalla pandemia abbiamo imparato che il metodo scientifico e la diffusione della conoscenza sono le più importanti armi di difesa che abbiamo contro un’emergenza sanitaria – spiega Massimo Tortorella, Presidente Consulcesi -. Da qui è nata l’idea di creare un percorso formativo ad hoc per professionisti sanitari sul Covid-19: una collana di corsi Ecm, un libro-ebook e un docufilm in grado di offrire un’esperienza coinvolgente. Il nostro obiettivo è quello di esportare il modello italiano che abbiamo creato a livello internazionale con cinema, scienza e tecnologia per formare e aggiornare gli operatori sanitari”. Il docufilm e l’ebook saranno presto disponibili anche in lingua inglese. La collana di corsi Ecm è fruibile sulla piattaforma www.covid-19virusdellapaura.com/

Cosa ha insegnato il COVID – 19? Il parere degli esperti a margine della presentazione online del docufilm promosso da Consulcesi

A margine della presentazione online di “Covid-19 – il Virus della Paura”, il progetto di informazione e formazione dedicato ai medici e agli operatori socio – sanitari, curato e realizzato dal pool legale Consulcesi, con il supporto del Ministero della Salute, alcuni esperti del settore medico – scientifico hanno evidenziato le lacune che la pandemia da COVID – 19 ha lasciato dietro di sé. L’attenzione è stata posta particolarmente sui seguenti aspetti: assenza di una strategia anti  Coronavirus, insufficienza di specialisti esperti in malattie infettive e l’erronea convinzione di poter sconfiggere l’emergenza sanitaria da soli. 

Secondo il parere degli esperti, bisogna partire da questi elementi per poter apprendere la giusta lezione per il futuro. L’allarme maggiore viene dal Direttore delle Malattie Infettive dell’Università di Tor Vergata, Massimo Andreoni, che ha affermato: “La maggior parte delle nostre strutture ospedaliere sono impreparate sul fronte delle malattie infettive. Basti pensare che molti ospedali non hanno un reparto dedicato e in altri il reparto di malattie infettive è stato proprio chiuso. Allo stesso modo negli ospedali c’è una carenza di infettivologi, figure fondamentali per la gestione di un’emergenza di questo tipo”. Il Direttore Generale Aggiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) Ranieri Guerra, invece, ha sottolineato che l’emergenza sanitaria ha dimostrato come il mondo sia legato da un’inevitabile interconnessione. 

Nonostante almeno inizialmente le istituzioni abbiano optato per la chiusura delle frontiere, il confinamento e la difesa del territorio, coltivando l’illusione di trovare una soluzione stando isolati oppure entrando in competizione per ottenere strutture e servizi prima di tutti gli altri, ora, ha evidenziato Ranieri Guerra, “l’Unione Europea ha finalmente iniziato a comportarsi come tale e le grandi agenzie internazionali stanno lavorando con gli stati membri perché vaccini, diagnostica e farmaci siano patrimonio di tutti”. Il Direttore Scientifico dell’Ospedale Spallanzani Giuseppe Ippolito, invece, ha parlato di effetto – sorpresa. Pertanto, appare quanto mai necessario “mettere a punto un piano antipandemico prima dell’emergenza. Solo così saremo preparati ad affrontare a un’eventuale seconda ondata o a una nuova pandemia”. Infine, lo psicoterapeuta Giorgio Nardone, che opera presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo, ha focalizzato l’attenzione sulle conseguenze psicologiche, sullo stress e sui disturbi mentali che potrebbe aver causato il prolungato e pesante confinamento. A tal proposito, ha affermato: “La necessità di dover rispondere ai bisogni dei pazienti, unita all’impossibilità di incontrarli fisicamente <<costretto>> a imparare a usare nuovi strumenti e nuove forme comunicative che si sono rivelate efficaci quanto le tradizionali”.