I bambini sono più vulnerabili ai danni dell’inquinamento. Avrebbero diritto a vivere in un ambiente salubre, così come lo avrebbero gli adulti. Non per tutti è così. La stima, ricavata sommando i residenti nei comuni che annualmente superano le emissioni di inquinanti stabilite dalla legge e documentate da Arpa, è che solo nel Bresciano siano almeno seicentomila le persone che respirano aria troppo inquinata. Quasi la metà dei residenti. Di queste, oltre cinquantamila sono bambini al di sotto dei dieci anni di età. La violazione del diritto a vivere in un ambiente sano, stabilito dalla Costituzione e dalle norme comunitarie,
oggi può essere contestata attraverso un’azione legale collettiva con la quale è possibile chiedere un risarcimento e, soprattutto, sensibilizzare le istituzioni a prendere – o continuare a prendere – provvedimenti efficaci per il futuro. Liberi di respirare «Per essere liberi di respirare» è il nome dell’azione legale – alla quale hanno già aderito migliaia di persone nel Bresciano – intrapresa contro lo Stato italiano, così come già accaduto contro la Francia, dal network legale . La contestazione si riferisce all’arco di tempo che va dal 2008 al 2018 e riguarda le realtà che non avevano rispettato la direttiva comunitaria del 2008 che aveva, tra gli scopi, quello di «definire e stabilire obiettivi di qualità dell’aria ambiente al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi per la salute umana e per l’ambiente nel suo complesso». Per aderire all’azione legale collettiva è richiesta la residenza – nel periodo 2008/2018 – per almeno un anno continuativo in un comune ove si è verificato il superamento delle soglie massime di polveri sottili e di biossido di azoto . In quel caso, dopo aver inserito il nome del comune, sul sito esce la scritta: «Ci dispiace, l’Aria che hai respirato non è Pulita. Ma c’è una buona notizia: puoi aderire all’azione legale collettiva». Se, invece, il comune di residenza «è salubre», la scritta è: «I Comuni in cui hai vissuto non hanno superato, al momento, i limiti della Direttiva Comunitaria». Sui bimbi i danni più gravi Dell’azione legale si è parlato in un recente incontro promosso da Consulcesi durante il quale sono emersi dati sui rischi per i più piccoli. Il
pediatra David Korn, responsabile dei progetti di Digital Health del Gemelli Irccs, ha spiegato perché i bambini, pur non avendo contribuito all’inquinamento atmosferico, ne subiscono i danni più gravi. «Prima di tutto, i più piccoli respirano molto più rapidamente di un adulto. Un bimbo di 6 mesi, infatti, inspira circa 24 volte al minuto contro i 12 di una persona adulta. Questo vuol dire che, nonostante le piccole dimensioni, essi sono in grado di inalare una gran quantità di polveri sottili ed altre sostanze tossiche presenti nell’aria. I bambini sono più bassi o trasportati sui passeggini, respirano quindi molto più vicini al
suolo ed ai gas di scarico delle nostre auto. Infine, sono organismi in rapidissima crescita : un neonato nei primi sei mesi di vita raddoppia il proprio peso, passando da circa 3 a 6 chili. Questo processo di eccezionale duplicazione cellulare è molto vulnerabile agli agenti inquinanti presenti nell’aria proprio che possono danneggiarlo in modo irreparabile».
Massimo Tortorella – Consulcesi