Uno studio cinese individua un ‘dialogo’ tra microbiota e polmoni. Gli esperti spiegano come mangiare per avere una microflora protettiva e fare scorta di nutrienti
Di nuovo fuori sia pure con qualche limitazione. Tra voglia di tornare alla normalità e paura di esporsi al contagio, i prossimi giorni possono essere anche l’occasione per rimettersi in forma e rinforzare il sistema immunitario che rappresenta una delle forme di difesa più efficaci contro le infezioni virali. Anche se aumentare le difese del sistema immunitario non è così semplice come sembra, è ormai acquisita la relazione tra l’efficacia di risposta del sistema immunitario, lo stato di salute del microbiota intestinale e ciò che mangiamo. Ecco cosa consigliano gli esperti per ‘armare’ al meglio l’organismo provato anche dalla lunga quarantena.
Microbiota e sistema immunitario Come facciamo a migliorare la reattività del nostro sistema immunitario? “Il mondo scientifico ha ormai preso atto della correlazione tra efficacia di risposta immunitaria e stato di salute del cosiddetto microbiota intestinale”, risponde Giovanni Spera, endocrinologo e ordinario di Medicina Interna presso La Sapienza di Roma. “Si tratta di un assemblaggio di miliardi e miliardi di batteri, virus e miceti che colonizzano la mucosa intestinale di ogni individuo condizionando positivamente o negativamente, non soltanto la funzione digestiva, ma molte altre funzioni tra cui quella metabolica e finanche quella intellettiva”.
Il cibo può aiutarci contro il Coronavirus? Allora è vero che possiamo difenderci dal Coronavirus con la dieta? “Non è dimostrato, ma è plausibile che almeno indirettamente sia possibile”, spiega Spera. “I nutrizionisti sanno e ci dicono che per migliorare il microbiota intestinale e di conseguenza il suo equilibrio dobbiamo eliminare gli abusi di cibi che ‘infiammano’ l’organismo, come l’eccesso di carboidrati e di zuccheri semplici in grado spesso di creare la cosiddetta disbiosi intestinale. E’ di certo plausibile che se mangiamo sano, con poco sale, con fonti proteiche selezionate (pesce, legumi) con buon apporto di acidi grassi insaturi e polinsaturi come quelli della frutta secca, del pesce e dell’olio d’oliva, oltre che con abbondante uso di vegetali ricchi di oligoelementi e soprattutto fibre, ottimizziamo composizione e funzione del nostro microbiota intestinale e di conseguenza la sua capacità di implementare l’efficacia difensiva del sistema immunitario nei confronti di tutti gli agenti patogeni esterni. Quindi anche nei confronti del Coronavirus, perchè no?”.
La relazione tra tessuto polmonare e microbiota A confermare il ruolo che può avere l’alimentazione rispetto al Coronavirus è anche uno studio realizzato dallo Shangai Institute of Digestive Disease e pubblicato sul Journal of Digestive Disease che indaga sul nesso tra la salute del microbiota e la polmonite da Covid-19. “Questo studio condotto sulla popolazione contagiata di Whuan – spiega Chiara Manzi, nutrizionista, docente all’Università di Milano Bicocca e di Ferrara e fondatrice di Cucina Evolution – ha trovato che esiste una relazione, una sorta di dialogo tra intestino e tessuto polmonare. Infatti, al contrario di quanto era successo con altri coronavirus come Sars e Mers, alcuni contagiati hanno avuto inizialmente sintomi gastrointestinali. Di qui lo studio ipotizza che per prevenire la comparsa dei sintomi o curare più efficacemente la polmonite da Covid-19 sia fondamentale creare uno stato di eubiosi intestinale. Non è una novità assoluta perchè ci sono 130mila studi che correlano la salute dell’intestino con la prevenzione dell’obesità, del diabete, dell’asma, della depressione e di tante altre patologie”.
Se gli anti-virali li produciamo noi Come mai ci sono tanti portatori sani, cioè persone che hanno preso il virus ma non lo manifestano o ci sono persone che lo prendono in forma lieve e riescono a guarire in pochi giorni semplicemente con la tachipirina mentre altri finiscono in terapia intensiva? A questa domanda hanno cercato di rispondere i ricercatori di Shangai che hanno osservato come nei pazienti con disbiosi aumenta la severità delle infezioni da Coronavirus e quindi la gravità della polmonite. “Quando il microbiota è in salute – prosegue Manzi – produce degli interferoni che sono proteine anti-virali che portano all’immunità e alla sopravvivenza del contagiato. Quindi, è certamente importante trovare farmaci e un vaccino efficace ma questo studio, anche se va approfondito, sottolinea che è possibile trovare nel nostro organismo sostanze antivirali in grado di tenere a bada i sintomi”.
Come avere una microflora intestinale ‘buona’ Ma come si fa ad avere uno stato di eubiosi? “Non è così facile perché la salute della nostra microflora intestinale è determinata da ciò che mangiamo: un’alimentazione ricca di zuccheri e grassi fa morire la microflora protettiva. Quindi, anche se assumiamo fermenti lattici se la nostra l’alimentazione è troppo ricca di fruttosio, zuccheri, sale e grassi distruggerà la microflora positiva. Il giusto nutrimento per la microflora sono le fibre solubili di frutta, verdura e cereali, alimenti ricchi di polifenoli, omega 3 e altri antiossidanti”, conclude Manzi.
Come reintegrare la vitamina D Dopo tanti giorni al chiuso è importante anche reintegrare la vitamina D visto che moltissimi italiani, chiusi in casa e alcuni senza possibilità di usufruire di giardini o terrazzi, non hanno avuto occasione di esporsi a sufficienza ai raggi solari, principale fonte di questa vitamina. “Dati recenti mettono i bassi livelli di vitamina in correlazione con una minore risposta immunitaria, soprattutto negli anziani”, spiega Silvia Migliaccio, segretario nazionale Società Italiana di Scienze dell’Alimentazione, tra i principali esperti coinvolti nei corsi Ecm Fad su “Nutrizione ai tempi del coronavirus” organizzati da Consulcesi. Ecco perché è necessario portare la ‘vitamina del Sole’ sulle nostre tavole. “La vitamina D è contenuta soprattutto in alimenti grassi quali salmone, sgombro e tonno”, spiega Migliaccio. “La possiamo trovare anche nell’olio di fegato di merluzzo, nel tuorlo d’uovo, nel burro e, in generale, nei formaggi più grassi. Tuttavia, la quantità contenuta in questi alimenti – prosegue – è relativamente bassa, e nei casi di deficienza l’alimentazione non riesce a sopperire alle necessità dell’organismo. In questi casi è utile fare ricorso ad un integratore che permetta di ripristinare i normali valori ematici. Comunque, se l’alimentazione durante la quarantena si è mantenuta corretta ed equilibrata, seguendo lo schema della dieta mediterranea e quindi con 5 porzioni di frutta e verdura non si dovrebbero manifestare carenze specifiche né di sali minerali né di vitamine”, specifica Migliaccio. Inoltre, una graduale ripresa dell’attività fisica all’aperto, aiuterà a ripristinare la massa muscolare che purtroppo è stata poco sollecitata.
Alimenti che proteggono gli occhi Con l’aumento delle interazioni sociali nella fase due, visto che il Coronavirus è stato isolato anche nelle secrezioni oculari, sarà importante proteggere gli occhi non solo indossando occhiali avvolgenti con lenti protettive (oltre a mascherine e guanti) ma anche attraverso un’alimentazione corretta. “Portare sulla tavola piatti di frutta come kiwi, agrumi, ciliegia amazzonica e il mirtillo nero, ma anche pesce azzurro, il merluzzo oppure il salmone selvaggio dell’Alaska e gran parte dei vegetali, da oggi è un must per nutrirsi di sostanze altamente immunologiche”, dichiara Claudio Savaresi, primario Unità Operativa Oftalmologia Policlinico San Marco-Zingonia di Bergamo. In particolare, è bene assumere le giuste quantità di omega 3 e 6 che sono dei modulatori dei processi infiammatori e agiscono come prebiotici a livello del microbiota intestinale. “A livello oculare – prosegue Savaresi – partecipano alla formazione della porzione lipidica del film lacrimale permettendone una migliore funzione di barriera contro agenti esterni. Per avere dei validi coadiuvanti in caso di alterazioni e disturbi della retina e della macula, abbiamo la Astaxantina difensore della retina dai danni indotti dagli ultravioletti, i carotenoidi come la Luteina e la Zeaxantina che servono per schermare ed assorbire la componente nociva dei raggi solari mentre lo zinco lo possiamo usare per meglio contrastare la progressione della degenerazione maculare senile soprattutto nelle sue fasi iniziali”.