L’Intelligenza artificiale rivoluzionerà la medicina personalizzata entro 5 anni: i dati

Il 65% dei pazienti utilizzerebbe una terapia digitale proposta dal medico curante, in particolare se consentisse di migliorare lo stile di vita e lo stato di salute (77%) e avere maggior consapevolezza della propria patologia
(72%)
Tra le aree di applicazione dell’intelligenza artificiale c’è anche quella della medicina, che nei prossimi anni subirà notevoli cambiamenti. Secondo i dati emersi dalla ricerca dell’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con Alleanza Malattie Rare, Apmarr, Fand, FederAsma e Onconauti il 65% dei pazienti infatti utilizzerebbe una terapia digitale proposta dal medico curante, in particolare se consentisse di migliorare lo stile di vita e lo stato di salute (77%) e avere maggior consapevolezza della propria patologia (72%). Si valuta che entro 5 anni l’IA rivoluzionerà la medicina personalizzata. Già oggi – spiega lo studio – ci sono strumenti digitali per il monitoraggio a domicilio del paziente, come sensori, app per la salute e real-world data, entro breve ci sarà l’IA applicata alla medicina personalizzata e le cosiddette terapie digitali (DTx), “soluzioni digitali validate clinicamente per integrare o sostituire le terapie tradizionali, per cui in Italia non esiste ancora una normativa di riferimento”.
Le terapie digitali
Circa la metà dei medici specialisti coinvolti nella ricerca grazie a Consulcesi Homnya, Amd, Ame, Fadoi e Simfer, e dei medici di medicina generale, coinvolti grazie alla Fimmg, sarebbe disposta a prescrivere una terapia digitale se ne avesse la possibilità, soprattutto se certi che il paziente possegga le competenze
digitali per un corretto utilizzo (72% dei medici specialisti e 69% dei Mmg). Tra i principali benefici riconosciuti dai medici specialisti, emerge la possibilità di avere a disposizione un maggior numero di dati a supporto sia della ricerca clinica (68%) che per prendere decisioni (65%). A livello internazionale
l’Osservatorio Life Science ha censito 93 terapie digitali già presenti: il 37% nella psichiatria, il 14% nell’endocrinologia, il 10% nella reumatologia e il 10% nell’oncologia. È di circa 500 euro il prezzo medio di un trattamento di 90 giorni. Dall’analisi emerge inoltre che per le imprese pharma, biotech e medtech “le
barriere a investire nel digitale sono soprattutto la difficoltà di quantificare i benefici derivanti dagli investimenti e mancanza di competenze digitali”.

Massimo Tortorella

Responsabilità professionale medica: SIMLA stipula accordo con SanitAssicura

Si tiene fino all’ 8 giugno a Catania il 46° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Legale. Nell’ambito dell’incontro verranno discussi e presentati gli scenari di cambiamento a seguito dell’attuazione dei decreti della Legge Gelli per la responsabilità professionale medica in ambito di consulenza medico legale. L’evento sarà l’occasione anche per lanciare l’accordo SIMLA SanitAssicura che consente ai medici legali di accedere a polizze agevolate, formazione continua e consulenze gratuite
Un ecosistema di servizi assicurativi, formazione e aggiornamento professionale oltre che a un insieme di risorse, tool e convenzioni riservati ai Medici Legali associati a SIMLA. È quanto prevede l’accordo raggiunto tra SIMLA-Società Italiana di Medicina Legale e SanitAssicura, gruppo Consulcesi.
Cosa cambia con i decreti attuativi
Con la pubblicazione dei decreti attuativi della Legge 24, la cosiddetta Legge Gelli-Bianco, inizia concretamente il processo di riforma in ambito di responsabilità professionale medica, dove il sistema assicurativo gioca un ruolo fondamentale. Il testo di legge disciplina diversi aspetti relativi alla
responsabilità degli esercenti le professioni sanitarie, delineando ad esempio l’obbligo di assicurazione per tutti i medici e, quindi, anche per i medici legali.

Cosa prevede l’accordo
Per andare incontro alle esigenze dei propri associati, SIMLA ha stipulato un accordo con SanitAssicura. Questo, facilitato dalla collaborazione con Assimedici in qualità di Broker, offre ai soci di SIMLA una serie di vantaggi esclusivi e servizi assicurativi di alta qualità. Ecco cosa prevede questa convenzione.

Servizi e polizze Assicurative per gli iscritti SIMLA
L’offerta include due polizze assicurative pensate per rispondere alle esigenze specifiche degli specialisti in Medicina Legale: una polizza di Responsabilità professionale, una polizza di Tutela Legale e l’accesso gratuito ad un insieme di servizi offerti da Consulcesi Club.
La polizza di responsabilità professionale è conforme ai recenti requisiti dei decreti attuativi della Legge Gelli-Bianco, copre la responsabilità professionale nell’attività di libera professione e colpa grave in ambito lavorativo, sia pubblico che privato. Include retroattività di 10 anni senza scoperto né franchigia,
estendendosi anche ad alcune attività non specificamente legate alla medicina legale, come la sostituzione del medico di medicina generale. La polizza di tutela legale penale copre le spese sostenute dall’assicurato quando deve difendere i suoi diritti ed interessi, nel caso di controversie penali, sia in ambito stragiudiziale che in tribunale.

Accesso a Consulcesi Club
Inoltre, il socio SIMLA avrà la possibilità di iscriversi gratuitamente alla piattaforma di Consulcesi Club che dà accesso a un ecosistema di numerosi servizi dedicati; corsi di formazione per un totale di 10 crediti Ecm;
Elenco Professionisti per favorire il networking; tool e risorse pratico-operative; consulenza e assistenza dedicate.

Pronto Assicuratore
La convenzione prevede, inoltre, per tutti gli iscritti un servizio gratuito di consulenza denominato “Pronto Assicuratore”. Questa prestazione fornirà assistenza immediata ai Soci di SIMLA riguardo a polizze, coperture, denunce di sinistri e altre necessità assicurative. Il servizio ha lo scopo di supportare i Soci SIMLA in maniera professionale e completa: dalla valutazione delle polizze già stipulate alla stesura di nuovi preventivi basati sulle proprie necessità professionali e sulla propria specializzazione.
“Una nuova offerta che testimonia l’impegno di SIMLA nel fornire vantaggi significativi e supporto continuo ai propri soci, rafforzando in questo modo il valore dell’iscrizione alla Società Scientifica che è ormai punto di riferimento del mondo medico legale italiano”, spiega il professore Franco Introna, presidente dalla Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni e delle Scienze Forensi e Criminalistiche.
“Una buona assicurazione è indispensabile per lavorare al meglio e un medico legale che svolge la sua professione con serenità è un guadagno per il Servizio Sanitario nazionale e per i pazienti”, dichiara Simone Colombati, Amministratore di SanitAssicura.
Per ulteriori dettagli, consultare la documentazione completa della convenzione al sito www.simla.it.

Massimo Tortorella

Vermocane, c’è da aver paura?

Il vermocane, animale marino, può pungere con le sue setole ed è in aumento per il riscaldamento dei mari. Ma l’allarmismo è ingiustificato, dice l’esperto. Ecco cosa fare se si incontra al mare
Dalle meduse, ai ricci di mare, alle tracine, arrivando al vermocane, il temuto animale marino che sta destando preoccupazione. L’estate e la voglia di bagni al mare si accompagna al timore di imbattersi in qualche specie marina pericolosa o semplicemente fastidiosa. Proprio il vermocane sembra allarmare maggiormente, perché la sua presenza è notevolmente aumentata anche e soprattutto nel Mediterraneo.
Quali rischi si corrono in caso di punture? Come comportarsi e a cosa fare attenzione? Le risposte dell’esperto, il biologo marino Ferdinando Boero, della Fondazione Dohrn della Stazione zoologica marina Anton Dohrn di Napoli.
Allarme vermocane: cos’è?
Il vermocane è, come dice il nome, un animale marino che ricorda un verme terrestre e talvolta è chiamato anche “verme di mare” o “verme di fuoco”, per la sua colorazione bianca e rossa. Appartiene alla specie Hermodice carunculata, presente anche nel Mar Mediterraneo e proprio questo dovrebbe bastare a sfatare un primo “falso mito”: «È conosciuto da sempre nel Mediterraneo, ma la sua popolazione è in aumento e questo ha creato preoccupazione», spiega Boero.
Perché è scattato l’allarme
«Pur trattandosi di un piccolo animale marino, è ha attirato l’attenzione dei media con titoli talvolta allarmanti, lasciando intendere che possa rovinarci l’estate. Ma è ben conosciuto e, nonostante possa causare punture fastidiose, non è pericoloso. Certamente può causare danni ai pescatori, perché tende a nutrirsi di carogne e può essere attirato dalle reti da pesca. Se si cerca di toglierlo a mani nude, però, può procurare qualche problema, oltre al fatto che può rovinare il pescato mangiandolo», chiarisce il biologo marino.

Le punture del vermocane: cosa causano
Questo animale, che assomiglia a un millepiedi e può arrivare a 15-30 cm, appartiene alla famiglia dei parapodi, ossia è dotato di “piedi”, che in realtà sono setole: «Queste sono fragili e, se toccate, possono infilarsi nella pelle rompendosi e lasciando tante piccole schegge che provocano prurito e dolore. Questi
aumentano al contatto con gli occhi, per esempio. Insomma, non si dovrebbe toccare, ma come sarebbe bene fare con tutte le specie marine e animali in generale», consiglia Boero.

I rischi di punture
Ma quante probabilità ci sono di essere punti, anche nuotando in acque basse? «Potrebbe succedere, non va esclusa del tutto la possibilità, ma non mi risulta che sia successo finora, anche perché in genere stanno sugli scogli, dove un bagnante eventualmente appoggia i piedi solo per entrare o uscire dall’acqua. È molto
più facile, comunque, imbattersi nei ricci marini anche perché il vermocane è un animale soprattutto notturno. Certo, aumentandone il numero, può crescere la possibilità di incontri, ma basta prestare attenzione», dice l’esperto.

Dove si trova il vermocane
Come detto, dunque, «non si tratta di una specie “aliena”, perché la conosciamo da tempo. Aumentandone il numero, oggi è più facile trovarli soprattutto sui fondali rocciosi nei bacini del sud del Mediterraneo, in particolare nelle acque di Sicilia, Puglia e Campania», chiarisce Boero.

I rimedi contro le punture
Ma che fare in caso di “incontro ravvicinato”? «In genere si consiglia di applicare del nastro adesivo sulla pelle, per poi rimuoverlo togliendo anche le setole, ma è difficile che si giri per spiagge e scogli con il nastro in borsa – risponde il biologo marino – io piuttosto consiglierei di non toccare e soprattutto non sfregare
l’area interessata per evitare di aumentare il fastidio. In farmacia si potrà chiedere una pomata che plachi l’irritazione e il prurito».

No ai rimedi della nonna anche con le meduse
Raccomandazioni analoghe arrivano anche contro le meduse, altro animale poco gradito che si può incontrare al mare: «A differenza del vermocane, la medusa comune (la pelagia noctiluca, quella dalla classica colorazione viola) è velenosa. La sua è una aggressione chimica e meccanica, nel senso che punge e
nello stesso tempo inietta anche veleno nelle prede o negli aggressori. Però vanno sfatati alcuni miti: non c’è una soluzione che vada bene per tutte le specie e non serve ricorrere alla pipì, anzi», chiarisce Boero.

Acqua salata e niente sfregamenti
«Ciò che invece va fatto è risciacquare con acqua salata e non dolce; usare eventualmente una carta di credito o simile per rimuovere eventuali cnidocisti, cioè rimasugli dei tentacoli tramite cui iniettano il veleno; non sfregare la parte interessata e, dal momento che il veleno è termolabile, il ricorso ad acqua
calda può limitare il fastidio della sostanza che è penetrata nella pelle». Come ricorda la piattaforma di Consulcesi, messa a punto appositamente per i “pericoli marini”, ecco poi qualche altro consiglio utile, sia per le meduse che per i ricci e le tracine.

Il vademecum per gli altri animali marini
Altre raccomandazioni arrivano anche dal vademecum a cura di Daniele Manno, istruttore di Remote e Military Life Support, e del prof. Giuseppe Petrella, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”,
consultabile sul sito di Consulcesi (consulcesi.it). Per le meduse si ricorda di non coprire con ghiaccio, né usare creme cortisoniche o esporre al sole le parti urticate, ma piuttosto ricorrere ad aceto da cucina, consigliato anche per i ricci. Per le punture di tracina, invece, possono essere suggerite applicazioni di
cloruro di alluminio o, in casi più seri, copertura antibiotica e profilassi antitetanica.

Gli effetti del riscaldamento globale
«L’aumento di certe popolazioni marine non è preoccupante di per sé, perché anche in passato è accaduto. Certo, se a crescere è il numero di meduse o vermocani, ci si allarma di più perché le riteniamo specie fastidiose, cosa che non accadrebbe se si trattasse di sardine – spiega Boero – Ma sicuramente questi
fenomeni sono legati ai cambiamenti climatici e al surriscaldamento globale. Possiamo considerarli un “avvertimento pungente” sul fatto che dobbiamo modificare i nostri comportamenti», conclude il biologo marino.

Massimo Tortorella

Legali Consulcesi: “Più azioni su emergenza clima”

“Le sempre più numerose azioni legali portate avanti dai cittadini, per chiedere ad Istituzioni pubbliche e private risposte e prese di responsabilità per l’emergenza climatica in corso, stanno contribuendo a rafforzare la consapevolezza del diritto a vivere in un ambiente ‘pulito, sano e sostenibile’. Un diritto riconosciuto come universale dalle Nazioni unite ma ancora troppo spesso negato, anche in Italia”. È la riflessione, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente 2024, dei legali Consulcesi, network internazionale impegnato nella tutela dei diritti dei cittadini, che sta portando avanti l’azione collettiva Aria
pulita.
Secondo gli ultimi dati contenuti nel Global Climate Litigation Report: 2023 dell’Unep (il programma per l’ambiente delle Nazioni unite) negli ultimi 5 anni il numero di azioni legali in materia di giustizia climatica è più che raddoppiato, passando da 884 nel 2017 a 2.180 nel 2022. Come emerge ancora dal rapporto – si
legge in una nota – le corti internazionali si dimostrano sempre più a sostegno della protezione dell’ambiente e della salute umana, riconoscendo il legame tra la violazione di diritti fondamentali e la mancata o insufficiente azione degli Stati nel contrastare la crisi ambientale e climatica.
“Sempre più istituzioni giudiziarie, basti pensare alle due recenti pronunce della Cedu e del Tribunale del Mare – osserva Bruno Borin, a capo del team legale di Consulcesi – confermano che gli Stati, in quanto garanti dei diritti umani fondamentali – come il diritto alla vita, alla salute, a un ambiente sano e a un clima sicuro – hanno la responsabilità di agire. Di fronte agli allarmanti dati sulle problematiche ambientali – dall’inquinamento dell’aria al riscaldamento globale fino ai più recenti eventi climatici estremi – è lecito e doveroso da parte dei cittadini chiedersi, e chiedere ai giudici, se le politiche nazionali applicate siano
realmente efficaci nel raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti”.
Consulcesi, “attraverso l’azione collettiva Aria pulita – aggiunge Borin – ribadisce la necessità di fare di più per ripristinare l’ambiente a partire dall’inquinamento atmosferico. Lo smog, infatti, rappresenta un’emergenza sanitaria e ambientale che ogni anno solo in Italia causa 80mila decessi prematuri all’anno,
oltre che aggravare patologie e pesare sulla spesa sanitaria pubblica. Milioni di cittadini in Italia hanno respirato e continuano a respirare ‘aria avvelenata’, vedendosi negato il diritto a vivere in un ambiente salubre”, sottolinea il legale Consulcesi ricordando le due storiche sentenze (del 10/11/2020 e del
12/05/2022) della Corte di Giustizia Europea. Attraverso queste, la Corte Ue ha richiamato e poi condannato l’Italia per aver superato i limiti stabiliti per Pm10 e NO2 nell’aria dalla Direttiva 2008/50/CE (recepita nel Decreto legislativo n.155/2010).
Per dare voce alla preoccupazione dei cittadini – ricorda la nota – il team di legali Consulcesi ha deciso di avviare un’azione collettiva denominata Aria pulita, volta a chiedere un risarcimento e più tutele per la salute di tutti. In totale, sono circa 40 milioni i cittadini costretti a respirare aria malsana e potenzialmente dannosa per la salute e che, per questo, possono richiedere un risarcimento allo Stato e alle Regioni, aderendo ad Aria Pulita. Partecipando all’azione collettiva si avrà quindi, non solo, la possibilità di ottenere un risarcimento equo per la violazione del diritto a vivere in un ambiente salubre, ma anche di prendere in
mano la salute propria e quella dei propri cari. Per aderire basta dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto tra il 2008 e il 2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per scoprire se e come partecipare all’azione legale, Consulcesi mette a disposizione il sito aria-pulita.it.

Massimo Tortorella

Farmacia dei servizi, guida Consulcesi su novità ddl Semplificazioni

Telemedicina, scelta del medico, consegna di farmaci e dispositivi a domicilio, somministrazione dei vaccini: le farmacie si apprestano a vivere un’importante trasformazione grazie al recente disegno di legge sulle Semplificazioni, varato a fine marzo dal Consiglio dei ministri. La proposta legislativa, se approvata,
introdurrà una serie di cambiamenti significativi nel settore. Per districarsi tra le numerose novità, Consulcesi Club ha realizzato una guida dedicata scaricabile online.
Il concetto di farmacia dei servizi – spiega una nota – ha preso forma con il decreto legislativo n. 153 del 3 ottobre 2009, che ha delineato nuove responsabilità e funzioni assistenziali per le farmacie pubbliche e private in convenzione con il Servizio sanitario nazionale. Questo nuovo modello di farmacia, che va oltre la dispensazione dei farmaci, si distingue per l’ampia gamma di servizi offerti, come la fornitura di prestazioni sanitarie personalizzate e complementari alla terapia farmacologica, con l’obiettivo di migliorare la salute e il benessere del pazienti. In seguito a questo decreto, le farmacie hanno iniziato ad offrire una serie di servizi, tra cui la dispensazione domiciliare di farmaci e dispositivi medici, la preparazione e la consegna di miscele per la nutrizione artificiale, oltre alla messa a disposizione di operatori sanitari per prestazioni
professionali richieste dai medici di base. Inoltre, sono stati introdotti servizi di educazione sanitaria e campagne di prevenzione, oltre a prestazioni di autocontrollo e inserimento di defibrillatori semiautomatici.
La lista delle ulteriori novità contenute nel ddl Semplificazioni – servizi di telemedicina, la possibilità di scegliere il medico di base tra quelli convenzionati con il Servizio sanitario regionale e tanto altro – sono consultabili nella nuova guida di Consulcesi Club. Tra queste spicca la possibilità, per le farmacie, di
stipulare contratti di rete per aggregarsi, mantenendo la propria autonomia, con l’obiettivo di perseguire obiettivi comuni e accrescere la propria competitività sul mercato. “Il nuovo Club di Consulcesi pone il farmacista al centro – commenta Simona Gori, responsabile di Consulcesi Club – con l’obiettivo di tenere aggiornati costantemente con le novità legislative della professione grazie alla consulenza di esperti in ambito legale, assicurativo e della formazione”.

Massimo Tortorella

Sanità: Ecm, da Consulcesi guida su ultime novità e delibera ‘sposta-crediti’

Ecm: ci sono due novità sulla scadenza dello spostamento crediti e sul bonus per i corsi a tema vaccini, fondamentali per assolvere all’obbligo formativo ed evitare di incorrere in sanzioni alla conclusione del triennio, come evidenziano le delibere 5/24 e 6/24 emanate dalla Commissione nazionale per la formazione
continua in medicina. A spiegare cosa cambia e come tutelarsi ci pensa la nuova guida gratuita di Consulcesi Club rilasciata a margine del webinar ‘Obbligo formativo Ecm e assicurazioni: le ultime novità. A cosa fare attenzione nel triennio’, in cui esperti del settore hanno commentato le nuove modalità ed è stato proposto un video tutorial per completare il procedimento di spostamento su CoGeAPS.
Questo evento – si legge in una nota – ha sottolineato l’importanza della formazione continua e dell’educazione in medicina, essenziali per mantenere alti standard professionali e garantire qualità nelle cure ai pazienti. “La formazione continua in medicina è cruciale per garantire che i professionisti della
salute possano aggiornarsi costantemente, migliorare le loro competenze e affrontare le nuove sfide del settore sanitario – ha commentato Simona Gori, responsabile di Consulcesi Club – In un settore come la sanità, che cambia velocemente, la necessità di mantenere un livello di preparazione elevato non solo risponde alle esigenze dei pazienti, ma assicura anche che i professionisti possano operare con la massima efficienza e sicurezza”.
Nel dettaglio, la delibera 6/24 modifica quella dell’8 dicembre 2023, ricorda Sandro Di Sabatino, esperto del sistema Ecm. La prima novità riguarda l’estensione della scadenza dei corsi utili per lo spostamento dei crediti, che include adesso anche quelli effettuati entro il 31 dicembre 2023, ma con ‘data di fine evento’ fissata nel 2024. Inoltre, cambia anche il termine per lo spostamento dei crediti, esteso fino al 31 dicembre 2025, il che fornisce ai professionisti un periodo più lungo per completare questa procedura tramite il sito del CoGeAPS. Per agevolare i professionisti sanitari, oltre alla guida gratuita disponibile sul sito, Consulcesi mette a disposizione il servizio di ‘Assistente personale dedicato’, un consulente che accompagna l’utente in ogni fase del processo, dal login al sito CoGeAPS alla procedura di spostamento crediti, e si assicura in tempo reale che tutto vada a buon fine. E’ inoltre possibile consultare, in ogni momento, anche un video tutorial accompagnato da infografiche che spiegano passo dopo passo le corrette procedure. Registrandosi gratuitamente a Consulcesi Club, si potrà accedere a tutti gli approfondimenti dedicati alla formazione dei
professionisti sanitari e scoprire gli altri vantaggi della soluzione digitale, da contenuti con formati innovativi al nuovo network ‘Elenco professionisti’.
La delibera 5/24 – ricorda la nota – stabilisce di “attribuire ai professionisti sanitari che acquisiscano crediti in materia di vaccini e strategie vaccinali un bonus per il triennio 2026-2028, pari al numero di crediti effettivamente conseguiti nel triennio 2023-2025 su tale tematica, fino a un massimo di 10 crediti”. La Commissione Ecm conferma, dunque, l’interesse verso i vaccini come strumento imprescindibile per la salute e che necessita di professionisti formati.

Sul fronte assicurativo, con l’entrata in vigore dei decreti attuativi della Legge 24/17 (cosiddetta Gelli- Bianco) sulla responsabilità professionale degli esercenti la professione sanitaria, diventa operativo l’articolo 38 bis del decreto 152 del 2021, che subordina l’efficacia delle polizze assicurative al completamento del 70% degli obblighi formativi nel triennio. In pratica – spiega Consulcesi – i professionisti che non raggiungeranno questa percentuale entro il 31 dicembre 2025 non potranno beneficiare della copertura assicurativa, trovandosi quindi scoperti in caso di contenziosi. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, lo ha ribadito con molta chiarezza in una recente intervista. Sull’importanza di essere in regola con l’obbligo Ecm per non trovarsi scoperti con la propria polizza assicurativa in caso di dispute legali, Di Sabatino osserva: “La formazione continua è un dovere deontologico per i medici e tutti gli operatori
sanitari. Essere adeguatamente formati e aggiornati è essenziale per rispondere al diritto del paziente di essere curato da un professionista preparato e al passo con l’evoluzione della ricerca scientifica”.
Oltre alla nuova guida, il servizio di Assistenza personale e il video tutorial, Consulcesi mette a disposizione “l’innovativa piattaforma digitale – ha concluso Gori – che offre contenuti esclusivi, formazione Ecm, servizi legali e assicurativi, convenzioni e un network per ampliare visibilità e contatti professionali”.

Massimo Tortorella

Consulcesi, ‘per Tribunale diritto mare spettano a Stati azioni di contrasto’

“Il Tribunale per il diritto del mare riconosce, come già fatto da altri organi internazionali, che il cambiamento climatico e le sue cause rappresentano una minaccia per i diritti umani, in quanto compromettono la salubrità dell’ambiente in cui viviamo e il nostro diritto alla salute”. E con una “pronuncia storica” dà “una ulteriore conferma al corpus di evidenze giuridiche e scientifiche che mette al centro la responsabilità degli Stati di contrastare l’inquinamento”. Così i legali di Consulcesi, network impegnato nella difesa del diritto alla salute e ad un ambiente salubre attraverso l’azione collettiva Aria Pulita, commentano il primo parere consultivo (advisory opinion) arrivato dall’organo indipendente dell’Onu in materia di clima, che “costituisce un precedente legale importante”, spiega Bruno Borin, a capo del team legale Consulcesi.
Il parere consultivo dell’Itlos (International Tribunal for the Law of the Sea) – riporta una nota – arriva in risposta alle domande avanzate da un gruppo di piccoli Stati insulari sugli obblighi dei governi di proteggere l’ambiente marino dal cambiamento climatico, a partire dall’inquinamento causato dai gas serra. Secondo quanto denuncia la Commissione degli Stati insulari minori sul cambiamento climatico (Cosis), che era stata incaricata di effettuare le verifiche tecnico-scientifiche nelle località oggetto del parere, i Paesi insulari sono
minacciati dall’innalzamento del livello del mare e dagli altri effetti del cambiamento climatico, di cui l’inquinamento atmosferico da gas serra è una delle cause. Questi Stati più piccoli – si legge – contribuiscono solo per circa l’1% alla crisi climatica, ma ne subiscono gli effetti più gravi. Pertanto, conclude il Cosis in rappresentanza di questi, è necessario che i Paesi più ricchi e quelli con alti livelli di inquinamento si assumano la responsabilità per il loro contributo storico e continuativo al cambiamento climatico.
Al tribunale è stato chiesto di esprimere il proprio parere considerando in particolare tre quesiti: le emissioni di gas serra si qualificano come inquinamento marino? Quali sono gli obblighi degli Stati al fine di prevenire e ridurre tale inquinamento? Quali sono invece gli obblighi per proteggere e preservare gli oceani dagli impatti del cambiamento climatico? Nella sua pronuncia – riferisce la nota – il tribunale internazionale ha concluso che le emissioni di gas serra costituiscono una forma di inquinamento marino, e che quindi gli Stati firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), hanno “l’obbligo specifico” di adottare “tutte le misure necessarie per prevenire, ridurre e controllare l’inquinamento marino derivante dalle emissioni di gas serra di origine antropica”. Per raggiungere questi obiettivi, “i Paesi devono quindi allineare le loro politiche climatiche e basarsi sulle conoscenze scientifiche più recenti. Non solo”, sottolinea Borin: “Il tribunale ribadisce che, in mancanza di dati certi, gli Stati devono applicare il
principio di precauzione previsto dal diritto internazionale”.
Nella sua pronuncia – evidenzia ancora Consulcesi – il tribunale sottolinea la necessità di perseguire gli obiettivi stabiliti nell’Accordo di Parigi, in particolare l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale entro +1,5°C nelle tempistiche definite. Aggiungendo tuttavia che, “anche se uno Stato rispetta gli
impegni dell’accordo – rimarca Borin – non significa automaticamente che abbia soddisfatto i suoi obblighi giuridici ai sensi della Unclos. Questi ultimi sono infatti requisiti legali distinti, sebbene correlati, relativi alla crisi climatica”.
“Sebbene il parere consultivo non sia legalmente vincolante – conclude Borin – come ipotizzano anche altri esperti, potrebbe e anzi dovrebbe, influenzare significativamente le future decisioni su questioni climatiche”. La pronuncia, conclude il legale di Consulcesi, “conferma che la questione dell’inquinamento
atmosferico non può essere più relegata al concetto di danno concreto al singolo, ma come sempre più analisi mostrano ci sono una serie di conseguenze indirette, nel breve e nel lungo termine, che occorre considerare e prevenire”.

Massimo Tortorella

“Aria pulita” o aria fritta? Dentro l’azione legale collettiva di Consulcesi che promette maxi risarcimenti

Consulcesi, network legale con sede in Svizzera, promuove un’azione legale collettiva che ipotizza enormi risarcimenti per gli abitanti di città italiane che hanno sforato i limiti di inquinamento. Al costo di 350 euro.

Davvero così facile?
Se per una volta qualcuno dovesse pagare per il carico di smog che quotidianamente, da anni, perfino decenni, respirano gli abitanti delle zone più inquinate d’Italia? Se in cambio di quel rischio per la propria salute, potessero ottenere un lauto risarcimento da parte di quelle autorità locali e nazionali che non hanno fatto abbastanza per proteggerli da particelle sottili e biossido di azoto?

L’azione legale di Consulcesi e il boom d’interesse
È su queste premesse che il network legale Consulcesi ha avviato nell’estate del 2023 l’azione legale collettiva “Aria pulita”, ottenendo, secondo i dati forniti dagli stessi promotori, un successo imponente.
Addirittura a sei mesi dal lancio, ben 1,15 milioni di italiani, avrebbero manifestato interesse all’azione collettiva (211mila solo a Milano, 140mila a Roma). Per questo, il Salvagente ha deciso di approfondire la questione nel servizio sul numero in edicola a maggio.

350 euro per aderire
Un dato che sorprende, anche in considerazione del fatto che, per aderire all’azione legale collettiva (che tecnicamente non può definirsi class action, viste le differenze in qualche aspetto), Consulcesi chiede un versamento di 350 euro, non certo pochi spicci. Perché allora così tanto entusiasmo?

La direttiva Ue sugli standard di qualità  Probabilmente perché in caso di successo ogni ricorrente, almeno secondo le affermazioni dei promotori, potrebbe accedere a un risarcimento enorme: anche diverse centinaia di migliaia di euro. E proprio queste cifre, così come il battage sui social della campagna, oltre alla mole di persone interessata ci hanno spinto ad approfondire. “Se hai vissuto in aree inquinate, puoi aderire all’Azione collettiva e chiedere il
risarcimento” spiega Consulcesi sul proprio sito. Un’azione basata sulla Direttiva comunitaria 50 del 2008 che prevede specifici standard di qualità dell’aria, rispetto ai livelli massimi di Pm10 e NO2, che tutti gli Stati membri dell’Unione europea devono rispettare per tutelare i cittadini dai rischi derivanti dall’inquinamento atmosferico.

Le procedure d’infrazione
Lo Stato membro è considerato inadempiente quando non recepisce una direttiva, quando la recepisce in ritardo o quando la legge di recepimento non raggiunge gli obiettivi stabiliti dall’Unione europea. In tutti questi casi, la Commissione europea può avviare una procedura d’infrazione, e se vengono confermate le violazioni e l’inerzia dello Stato membro, si può giungere a una condanna che può consistere nel pagamento di sanzioni economiche E qui si inserisce Consulcesi, secondo cui “qualora il cittadino non possa godere di un diritto attribuito dalle normative europee a causa della mancata o ritardata attuazione di una direttiva, ha la possibilità di intentare una causa per chiedere il risarcimento allo Stato inadempiente”.

Il risarcimento richiesto
Nel caso di Aria Pulita, l’azione collettiva volta a ottenere un risarcimento per il potenziale danno alla salute, “si rivolge nei confronti dello Stato italiano e delle regioni che non hanno rispettato i limiti” imposti dalla direttiva comunitaria. Ma come si arriva all’ipotesi, senza dubbio invogliante, di ritrovarsi fino a centinaia di migliaia di euro di risarcimento? È la stessa Consulcesi che guida il potenziale cliente attraverso una procedura, dopo una registrazione con i propri dati personali, che porta a compilare un form in cui viene chiesta la città di residenza e gli anni in cui ci si è vissuto dal 2008 al 2018. “Richiederemo, fino a 99
euro per ogni giorno di residenza, per ogni giorno vissuto nella zona di inquinamento accertato” spiega il network, che però chiarisce: “Il risarcimento giornaliero può variare in base alla valutazione discrezionale del giudice”. In base al calcolo dello stesso sito, simulando di essere residenti per il tempo massimo considerato nella città di Roma, viene fuori che possiamo ambire addirittura a oltre 397mila euro. Se queste sono le cifre, un investimento di 350 euro a fronte dell’azione collettiva è poca roba. Ma una causa del genere ha speranza di riuscita nel nostro paese?

Le problematiche relative al tipo di azione legale
L’avvocato Andrea Farì dello studio legale Ambientalex, docente di diritto dell’ambiente all’Università Lumsa, spiega al Salvagente: “Il tema è a cosa servono queste cause. Se le immaginiamo come strumenti, le cosiddette liti strategiche per indurre l’amministrazione o l’ente competente di turno, a muoversi, ad adottare atti che magari negli anni non ha adottato o che ha adottato in modo inefficiente, probabilmente sono strumenti che possono trovare una loro utilità. Ma – continua Farì – da quello che ho potuto leggere on line, questa è una causa che sembrerebbe riconducibile non tanto all’ambiente quanto alla tutela risarcitoria del danno alla salute”.

Si chiede un risarcimento anche per chi non ha evidenza di patologie
Tra gli aspetti critici, sempre restando al merito, secondo Farì, il fatto che “per ottenere un risarcimento però presuppone due cose, la prima che il danno alla salute ci sia, perché il verificarsi di un fatto di inquinamento non implica, di per sé, l’automatica sussistenza di un danno alla salute, e come secondo tema il nesso causale, cioè la dimostrazione che il danno sia dovuto all’inquinamento”. A  questo si aggiunga la criticità di ottenere un risarcimento sia per una persona che si è ammalata che per una che è in perfetta salute, ma teme di ammalarsi in futuro. “Il problema si pone alla luce del fatto che, per quanto è dato comprendere, non sembra che la sussistenza di una malattia in atto (riconducibile all’inquinamento) costituisca presupposto per partecipare all’azione essendo, almeno all’apparenza, sufficiente la sola residenza nell’area interessata dai fattori inquinanti”, commenta Farì.

La differenza con il caso Eternit
Per quanto riguarda il nesso causale, “su questo certamente ci sono delle assonanze che possono essere valorizzate. Per dire, chi si è ammalato per l’Eternit e ha dimostrato che la propria forma cancerogena dipendeva da quello, certamente ha potuto far conto sulla non corretta gestione di quel materiale e quindi chiedere risarcimento a chi era responsabile di quella gestione del materiale”, ragiona l’esperto di Ambientalex, mentre dimostrare un rapporto causa-effetto sul danno potenziale per la qualità dell’aria, parlando di casi singoli, è più problematico, tanto più che, aggiunge Farì: “Ci sono sentenze della Corte di giustizia che proprio sulla direttiva della qualità dell’aria, quella per la quale l’Italia è stata condannata per inadempienza, dicono che da essa non discende un diritto soggettivo azionabile dei singoli”.

Spetta al giudice decidere
Altro aspetto delicato è il riferimento alle cifre di possibili risarcimenti: “Non esistono ancora i criteri di quantificazione del danno ambientale, li aspettiamo dal 1986 in Italia, quindi immagino che criteri così univoci ancora siano quantomeno non consolidati” commenta Farì, “il giudice, di regola, valuta danni alla salute caso per caso, tenendo conto dei differenti effetti su ciascun soggetto. Appare quindi difficile quantificarli in astratto in una misura applicabile a una intera classe di soggetti, inevitabilmente caratterizzati da peculiarità individuali”.

Marketing aggressivo: una questione deontologica
Passando dal merito al metodo, a suscitare interrogativi è il marketing aggressivo da parte di Consulcesi relativamente all’azione legale Aria Pulita. La deontologia dell’Ordine degli avvocati nel nostro paese da questo punto di vista è molto stringente sia sulle forme di pubblicità che sulle modalità di accaparramento
di clienti. Ad approfondire la questione con il Salvagente è l’avvocato Carla Secchieri, fino al 2022 membro della commissione Deontologia del Consiglio nazionale forense: “La materia – spiega l’esperta- è regolata
dagli articoli 17 e 35 del Codice deontologico forense. È consentito all’avvocato dare informazioni sulla propria attività professionale, sull’organizzazione e struttura dello studio, sulle eventuali specializzazioni e titoli scientifici e professionali posseduti. Le informazioni diffuse pubblicamente con qualunque mezzo, anche informatico, debbono essere trasparenti, veritiere, corrette, non equivoche, non ingannevoli, non denigratorie o suggestive e non comparative. La pubblicità dell’avvocato – aggiunge – incontra poi i limiti del divieto di accaparramento della clientela”.

Consulcesi è una società di servizi, non uno studio legale
Bisogna qui chiarire un aspetto: Consulcesi tecnicamente è una società di servizi con sede legale in Svizzera che si appoggia ad avvocati italiani in caso di azioni nel nostro paese, e non uno studio legale, dunque il tipo di promesse e messaggi allettanti presenti sul suo sito non deve sottostare allo stretto Codice deontologico
degli avvocati italiani. Questo naturalmente non significa che non dovrebbe rispondere, come qualsiasi altra azienda operante nel nostro territorio, di eventuali accuse di scarsa trasparenza o pubblicità ingannevole, ma a interessarsene in questo caso sarebbe l’Autorità garante per le comunicazioni o l’Antitrust.

Le spese non considerate tra le pieghe del “legalese”
A ben guardare, nel contratto che propone Consulcesi per aderire all’azione legale collettiva, alcuni passaggi potrebbero non essere facilmente intellegibili da una persona che non mastica il “legalese”. Per esempio, il corrispettivo di 350 euro per farsi rappresentare, spiega il contratto, “si intende comprensivo
delle spese per l’avvio dell’azione giudiziaria collettiva e degli onorari spettanti al legale incaricato ai fini della rappresentanza nel I grado di giudizio, non comprendendo spese eventualmente disposte dall’organo giudiziario competente”. Ma quali potrebbero essere queste spese, ce lo spiega l’avvocato Secchieri: “Quelle, ad esempio, che si dovrebbero sostenere nell’ipotesi in cui la causa venisse rigettata con condanna alle spese”. E non solo.
Gli approfondimenti a carico del ricorrente che il giudice può disporre

Durante il processo il giudice potrebbe disporre degli approfondimenti, delle perizie di parte, per esempio, e in quel caso, toccherebbe ai ricorrenti mettere mano al portafogli. Insomma, anche solo a volersi fermare al primo grado di giudizio, i 350 euro potrebbero lievitare e non di poco. Al contrario, se a ventilare il possibile risarcimento di centinaia di migliaia di euro fosse un avvocato che opera per conto di Consulcesi, la situazione sarebbe differente: “Sia il Consiglio nazionale forense che la Corte di Cassazione nell’esaminare un caso simile hanno ritenuto sussistente la violazione dell’articolo 37 del Codice di condotta per l’inosservanza dell’espresso divieto di offrire, senza esserne richiesto, una prestazione rivolta a potenziali interessati per uno specifico affare. La violazione va però esaminata nel concreto” specifica Carla Secchieri, che aggiunge come in tal caso, la sede legale in Svizzera non potrebbe agire come scudo: “È
irrilevante se l’avvocato ha uno studio in Svizzera, se è iscritto a un ordine degli avvocati italiano. Ove si trattasse di un avvocato svizzero, ammesso che sia abilitato ad esercitare in Italia, la competenza disciplinare è concorrente. Vale il criterio della prevenzione, ossia di chi apre per primo il procedimento disciplinare”.
Dunque, a sentire gli esperti, quella di Consulcesi è un’azione legale dagli esiti incerti. Probabile invece che, comunque vadano le sentenze, Aria Pulita porterà allo stesso network tanti soldi e altrettanta pubblicità.

Consulcesi: “È la prima del genere, ma possiamo vincerla”
Il Salvagente ha chiesto a Bruno Borin, responsabile legale del network Consulcesi, una risposta ai nostri dubbi e alle perplessità rispetto la loro azione legale Aria pulita. Riportiamo di seguito un estratto dell’intervista.

Dottor Borin, come mai la vostra sede è in Svizzera, e non in Italia?
La scelta è stata quella di internazionalizzare. È il nostro cuore pulsante con diverse risorse con background più internazionale.

Avete già avviato qualche causa in paesi che non siano l’Italia?
Allo stato attuale no.

Com’è possibile ottenere un risarcimento anche per una persona che non ha nessun problema di salute?
Attraverso molti studi, durati anni, siamo arrivati a una relazione tecnico-scientifica prodotta da una società esterna, la Società italiana di medicina ambientale. Alleghiamo migliaia di studi scientifici a livello internazionale, che vanno a dire che c’è una correlazione diretta tra la qualità dell’aria che respiriamo e una miriade di problemi: cardiocircolatori, ictus, respiratori.
Il vostro sito espone delle cifre, parla anche di centinaia di migliaia di euro di risarcimento in base agli anni di residenza nelle aree inquinate.
Quando parliamo del quantum risarcitorio o di un’azione legale, noi siamo molto chiari. In un’azione legale non si può parlare di un successo sicuro al 100%, c’è un’area di rischio e una discrezionalità da parte del giudice, ancora di più in un’azione innovativa come questa.

Ma quanto innovativa? Qualcun altro ha fatto nel mondo azioni del genere?
Con questa struttura no. Parlate di risarcimento fino a 99 euro per ogni giorno vissuto nell’area interessata. Da dove arriva questa cifra?
La stima specifica di quel quantum risarcitorio è legata alle tabelle di Milano, che sono state costruite nel tempo dalla giurisprudenza e che solitamente vengono prese per quantificare anche dei danni non patrimoniali. Però, all’interno dell’atto di citazione, anche per mettere pressione, metteremo quelli come
tanti altri criteri.
I 350 euro servono a coprire tutte le spese per l’intero primo grado di giudizio?
Coprono dall’inizio alla fine fino a sentenza, ma anche la consulenza legale, che ti segue lungo tutto il percorso. Se poi la sentenza non fosse positiva, ci soffermiamo insieme al cliente per valutare tutti i passi, tutti gli step.
Se al primo grado il giudice boccia il vostro ricorso e vi condanna a pagare le spese legali, chi le paga?
La persona che ha messo 350 euro si occuperà in caso di spese di soccombenza di pagare gli importi.
Guardando però anche qui agli importi e al numero di persone, il rischio concreto per un soggetto che partecipa è di poche decine di euro.
Tra le spese che ordina il giudice, a carico del cliente, ci sono per esempio le perizie di parte…
Non ho la sfera di cristallo. Come non posso dire vinciamo o perdiamo. Noi partiamo dall’assunto che certamente ci sono stati questi sforamenti, quindi non ci sarà la necessità di una perizia per valutare ex post se ci sono stati oppure no.
Veramente più di un milione di italiani hanno già aderito alla vostra azione legale aria pulita?
Si tratta di ‘manifestazioni di interesse’ e non di ‘adesioni’, perché è un po’  diverso. Comunque hanno già aderito svariate migliaia di persone.
Avete già avviato le azioni legali?
Sì, alcune le abbiamo già avviate. Abbiamo depositato due azioni a Milano, a Colonno, per la regione Lombardia. In Piemonte, a Torino, nel Lazio, nel Veneto.
Tirando fuori queste cifre di possibili risarcimenti, non state andando a stimolare un comportamento quasi da gioco d’azzardo? Potete farlo dal punto di vista deontologico?
Lo prendo come uno spunto estremamente utile e non come una domanda critica. In realtà da un punto di vista deontologico sì, perché non è l’avvocato che fa questo tipo di sollecitazione sul territorio, ma noi che siamo una società di servizi.
Nel dettaglio?
Consulcesi coordina e gestisce l’azione legale perché predispone il sistema informatico, l’area riservata, le notizie, il rapporto col cliente eccetera, eccetera. Dopodiché fisicamente, Consulcesi sceglie i migliori avvocati sul territorio italiano e da loro mandato. Dunque da un punto di vista dentologico nessuno può
sollevarci nulla, però io sono contrario al gioco d’azzardo, quindi non vorrei che passasse questo tipo di messaggio.

Massimo Tortorella

Tumori, Consulcesi: Aria pulita sostiene Bicinrosa contro cancro al seno

L’azione collettiva per il diritto a un ambiente meno inquinato supporta la pedalata solidale del Campus Bio-Medico di Roma
L’azione collettiva ‘Aria pulita’, che Consulcesi porta avanti per difendere il diritto di tutti i cittadini alla salute e a vivere in un ambiente sano, sostiene Bicinrosa, la pedalata solidale organizzata dalla Fondazione Policlinico universitario Campus Bio-Medico dedicata alla ricerca contro il tumore al seno e alla promozione
di stili di vita corretti, in programma il 7 aprile per le vie del centro storico di Roma.
Sempre più dati – si legge in una nota – confermano l’associazione tra l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico da polveri sottili e il rischio di cancro al seno, oltre a molte altre patologie, da quelle respiratorie e neurologiche a quelle legate all’apparato riproduttivo, solo per citarne alcune. In
questo contesto, “Consulcesi ritiene fondamentale aumentare l’attenzione pubblica sull’importanza di vivere in un ambiente sano e respirare aria pulita e sollecitare azioni efficaci e tempestive da parte delle autorità competenti a sostegno di questi obiettivi – afferma Simona Gori, direttore generale Consulcesi
Group – Per questo non poteva mancare il sostegno di Aria pulita a Bicinrosa. Intervenire ora, senza più deroghe” sul ripristino della qualità dell’aria e degli ecosistemi, in nome del diritto universale di vivere in un ambiente sano, è infatti l’appello che l’azienda di riferimento in ambito legale e formativo per i
professionisti sanitari rilancia attraverso l’azione collettiva e, oggi, anche attraverso il sostegno alla pedalata solidale promossa dalla Breast Unit della Fondazione Campus Bio-Medico.
L’inquinamento dell’aria – ricorda Consulcesi – rappresenta una vera e propria minaccia per la salute delle persone, a partire dai più fragili e dai bambini. Sempre più studi confermano che il rischio di cancro al seno cresce significativamente all’aumentare dell’esposizione a polveri sottili. Uno studio presentato recentemente al Congresso europeo di oncologia (Esmo) di Madrid dimostra un aumento del rischio di cancro pari al 28% quando l’esposizione all’inquinamento atmosferico da polveri sottili (Pm 2.5) aumenta di 10 μg/m3, approssimativamente equivalente alla differenza nella concentrazione di particelle Pm2.5 tipicamente osservata nelle aree rurali rispetto a quelle urbane d’Europa. Per questo, ridurre quanto prima l’inquinamento atmosferico fino a raggiungere i livelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della
sanità (Oms) si conferma ancora una volta una priorità fondamentale anche, ma non solo, nella lotta contro i tumori.
Per dare voce alla preoccupazione dei cittadini che hanno respirato e continuano a respirare aria ‘avvelenata’, come accertato dalla Corte di Giustizia europea con due storiche sentenze (del 10 novembre 2020 e del 12 maggio 2022), il team di legali Consulcesi ha deciso di avviare un’azione collettiva, volta a chiedere un risarcimento e più tutele per la salute di tutti. In totale, sono circa 40 milioni i cittadini costretti a respirare aria malsana e potenzialmente dannosa per la salute e che, per questo, possono richiedere un risarcimento allo Stato e alle Regioni, aderendo all’azione collettiva Aria pulita. Partecipando all’iniziativa si
avrà quindi non solo la possibilità di ottenere un risarcimento equo per la violazione del diritto a vivere in un ambiente salubre, ma anche di prendere in mano la salute propria e quella dei propri cari. Per aderire basta dimostrare, attraverso un certificato storico di residenza, di aver risieduto tra il 2008 e il 2018 in uno o più dei territori coinvolti. Per scoprire se e come partecipare all’azione legale, Consulcesi mette a disposizione il sito di Aria pulita: aria-pulita.it.

Massimo Tortorella 

Giornata nazionale della Salute della Donna, screening gratuiti degli specialisti LILT nell’Unità mobile della Fondazione Consulcesi

“La lotta alle patologie oncologiche è un gioco di squadra. Fare rete e lavorare per rafforzare collaborazioni come quella con Fondazione Consulcesi è fondamentale per raggiungere quelli che sono obiettivi comuni e migliorare la salute della donna e dell’umanità, perché come mi piace sempre ricordare, se un mondo senza uomini è impossibile, un mondo senza donne è inimmaginabile”. Così il Presidente Nazionale della LILT, Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, il professor Francesco Schittulli in occasione della Giornata Nazionale della Salute della Donna.
L’iniziativa, promossa dal Ministero della Salute, a cui ha partecipato il ministro Orazio Schillaci, si è svolta a Roma, presso la Città del Cinema di Villa Borghese. Fondazione Consulcesi, insieme a Fondazione Progetti del Cuore, ha supportato gli specialisti della LILT con la sua Unità Mobile dove sono stati offerti screening di prevenzione condotti dagli specialisti.
“Le donne sono più forti, sono più sensibili, e spesso sono coloro che guidano la prevenzione, supportando ed esortando spesso compagni restii e più deboli psicologicamente a fare controlli – ha dichiarato Schittulli–. Dobbiamo impegnarci di più affinché la donna possa rimanere sana nel corso di tutta la sua vita, la salute della donna è fondamentale per tutta la società”.
“Siamo lieti che la Fondazione Consulcesi, con la sua Unità Mobile sia stata scelta tra i partner che possono supportare le visite mediche e le consulenze oncologiche con distribuzione di materiale divulgativo- scientifico da parte di specialisti della rete LILT in questa importante occasione – ha affermato Simone Colombati, Presidente di Fondazione Consulcesi -. L’impegno di Fondazione Consulcesi a sostegno dell’accesso alle cure per tutti non può che passare anche per attività di prevenzione come questa”.

“Solo attraverso una piena tutela della salute delle donne possiamo realizzare quei principi di equità, inclusione e uguaglianza su cui si fonda il nostro sistema sanitario. A questo rivolgiamo ogni giorno il massimo impegno. Credo sia importante oggi avere strumenti più moderni per ricordare alle donne l’adesione agli screening – ha asserito il ministro della Salute Schillaci -. Accanto all’impegno per la prevenzione stiamo lavorando per potenziare la sanità di prossimità affinché ogni donna ovunque si trovi possa ricevere le risposte alla proprie esigenze sociali e di salute. Per assicurare un modello integrato d’intervento il Sistema Sanitario Nazionale mette a disposizione di tutte le donne una rete capillare di servizi territoriali. Li stiamo rafforzando anche con le risorse del Pnrr”.
“Ricordo che in questa Giornata si svolgono in tutta Italia iniziative per permettere alle donne di avere accesso a consulti e screening gratuiti, grazie all’adesione di numerosi ospedali, strutture sanitarie e associazioni – ha sottolineato ancora Schillaci – . Per questo ringrazio la LILT che ha messo a disposizione oggi due unità mobili per visite e screening gratuiti, i medici che hanno aderito a questa giornata, e le associazioni che hanno allestito punti informativi. Il benessere delle donne lungo tutto l’arco della vita è un
presupposto irrinunciabile per la piena realizzazione del diritto alla salute, garantito dalla nostra Costituzione. Con questa consapevolezza siamo impegnati per migliorare la prevenzione, l’assistenza e la cura”.

Massimo Tortorella – Consulcesi